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Sezione distaccata

La riforma costituzionale può scongiurare la chiusura della Sezione Distaccata del Tribunale di Livorno?

Le cose potrebbero cambiare con la recente riforma dell’articolo 119 della Costituzione, nel quale ha trovato albergo il principio di insularità. Il parere dell'Avv. Di Tursi.

Il Tribunale dell'Elba è salvo, l'emendamento è passato

Come noto, il 31 dicembre 2022 è prevista la chiusura della sezione distaccata di Portoferraio del Tribunale di Livorno, dal momento che nel febbraio appena trascorso non si è neppure proceduto alla discussione degli emendamenti al decreto milleproroghe relativi alle sezioni di Elba, Ischia e Lipari.
Le cose potrebbero cambiare con la recente riforma dell’articolo 119 della Costituzione, nel quale ha trovato albergo il principio di insularità, ai sensi del quale “la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”. Tale riforma riconosce a livello costituzionale le obiettive condizioni di svantaggio della discontinuità territoriale e dovrà essere attuata dal legislatore ordinario.
L’avvocato Paolo di Tursi, presidente dell’associazione forense Isola d’Elba sta seguendo l’evolversi della situazione sin dal 2012, anno in cui sono state chiuse le sezioni distaccate in tutta Italia.
«In quell’occasione riuscimmo a far riaprire le sezioni di Portoferraio, di Ischia e Lipari e a mantenerle attive a colpi di proroghe biennali. Come spesso accade in questo Paese, le cose provvisorie diventano definitive. L’ultima scadenza della proroga è il 31 dicembre 2022.
Abbiamo provato a più riprese ad evitare la chiusura, a partire dalla conversione del decreto milleproroghe, a dicembre e a gennaio, attraverso la presentazione di appositi emendamenti volti a ottenere una ulteriore proroga. Nonostante l’adesione di tutti i partiti, il ministero, in base a quanto ci è stato riferito, ha posto un veto su questi emendamenti, che quindi sono stati accantonati per evitare che venissero bocciati in commissione.
Due mesi fa ho incontrato con alcuni colleghi il sottosegretario del governo attualmente dimissionario, l’onorevole Paolo Sisto, grazie all’interessamento dell’onorevole di Forza Italia Deborah Bergamini. Era presente anche il consigliere regionale di Forza Italia della Toscana Marco Stella. Abbiamo apprezzato il loro interessamento fattivo. Durante l’incontro il sottosegretario ci ha spiegato che la situazione al ministero era complicata, data la posizione di netta chiusura rispetto alla richiesta di proroga o di stabilizzazione delle tre sezioni insulari fatta propria sia dal ministro che dall’ufficio. Già allora abbiamo fatto presente che era in corso la riforma costituzionale dell’articolo 119, che adesso prevede la rilevanza costituzionale del valore dell’insularità; a mio avviso il principio di insularità, combinato con il principio di eguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3 dovrebbe spostare il piatto della bilancia verso la stabilizzazione delle sezioni.
In aggiunta, tutti i partiti dell’arco costituzionale hanno sempre votato in senso favorevole agli emendamenti di proroga, è paradossale che la volontà dell’ufficio del ministero abbia prevalso sulla volontà sovrana del parlamento.
Con il governo dimissionario adesso si può fare ben poco, potendo occuparsi dei soli affari ordinari. Cercheremo di capire se sarà possibile proporre gli emendamenti in sede di conversione di un decreto in materia giustizia (altrimenti sarebbero inammissibili). Non sappiamo se ci saranno i termini per ottenere la proroga, in teoria è possibile.
Ormai i procedimenti vengono rinviati alla sede centrale, è problematico farli tornare in sezione distaccata. Vi è poi da risolvere la questione della funzionalità dell’ufficio: serve un magistrato di riferimento nel territorio, la turnazione è elevata e ci sono procedimenti in cui si sono avvicendati 4 o 5 magistrati, con un vulnus evidente per il territorio e per lo stesso diritto di difesa.
Riteniamo che la riforma costituzionale segni un punto fermo che non si possa trascendere, la politica deve tornare a svolgere il proprio ruolo, senza delegare a governi tecnici il compiuto di prendere decisioni impopolari.
Va sottolineato che il tempo minimo per raggiungere Livorno e tornare all’Elba in macchina è di sei ore. È come se i livornesi dovessero andare a comparire in udienza a Roma. In aggiunta, mancano i mezzi pubblici per raggiungere il tribunale alle ore nove. Le prime corse iniziano poco prima delle sette. Utilizzando i mezzi pubblici, autobus, treno e traghetto, la durata complessiva del viaggio di andata e ritorno raggiunge le dodici ore.
Il contenzioso dell’ufficio giudiziario di Portoferraio era vivace quando operava a pieno regime, adesso i procedimenti relativi alle esecuzioni mobiliari e immobiliari, ai decreti ingiuntivi e ai giudizi di opposizione, alle cause di lavoro, alle eredità giacenti, alla volontaria giurisdizione e ai reati edilizi vengono trattati a Livorno, anziché presso la sede “naturale” di Portoferraio.
Le strutture immobiliari sono di proprietà del Comune, quindi non rappresentano un costo. Il personale amministrativo verrebbe semplicemente trasferito a Livorno, quindi non ci sarebbe alcun risparmio di spesa. Se è stata riconosciuta la necessità di mantenere nelle isole gli uffici dei giudici di pace in considerazione delle peculiarità geografiche, lo stesso ragionamento deve valere per le sezioni distaccate.
Speriamo che il nuovo governo si confronti con le istanzi provenienti dal territorio, al momento i risultati concreti sono questi».

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