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Lo Strega all’Elba celebra Mario Desiati fotogallery

Lo scrittore in piazza alla Marina ha ricevuto molti applausi dal numeroso pubblico e ha intrattenuto i suoi ammiratori uno ad uno alle firme dei libri.

premio strega all'elba

Da Jacopo Bononi Franco Semeraro (Comitato promotore del Premio Strega all’isola d’Elba)

Il ritorno del Premio Strega, sabato scorso in Piazza della Chiesa a Marciana Marina, è stata l’occasione  per celebrare Mario Desiati. L’hotel Gabbiano Azzurro, Franco Semeraro e specialmente Stefano Petrocchi hanno voluto ricordare la figura di Anna Maria Rimoaldi che è stata l’anima dello Strega ed ha vissuto per anni a Poggio portando per molti anni a Marciana Marina il premio in questa sua versione estiva. Ecco di seguito una intervista rilasciata a ‘La Repubblica’ per conoscere meglio il vincitore: Come mai alla fine si è deciso a gareggiare? “Diversi amici mi hanno spinto ad accettare la candidatura che mi aveva proposto Alessandro Piperno dopo aver letto il libro. È stato molto generoso, veniamo entrambi dalla scuola di Enzo Siciliano, ci siamo conosciuti a Nuovi Argomenti. Quando il 31 marzo mi sono trovato dentro ero spaventato: non ce la faccio fino a luglio, ho pensato”. È stata dura arrivare fin qui? “Marco Monina di peQuod mi ha scritto stanotte ricordandomi che iniziai con loro nel 2002. Sono passati vent’anni e ricordo che quando andai ad Ancona per incontrarlo avevo delle scarpe rosse e i pantaloncini corti, lui mi disse che vestito così non mi faceva entrare in casa editrice. All’epoca lavoravo per i giornali locali, avevo cominciato nel 1997 a Martina Franca con Paolo Aquaro, il papà di Angelo, due persone importanti nel giornalismo e nella mia vita di scrittore”. I suoi primi passi sono nell’editoria. “Mi sento fortunato ad aver vissuto quella che Antonio Franchini chiama l’età dell’oro dell’editoria. Devo tanto a lui, al mio apprendistato in Mondadori, a gente come Antonio Riccardi, Helena Janeczek, Renata Colorni, Ferruccio Parazzoli. Oggi continuo a fare il consulente per scrittori anche importanti. Non molti perché sono esoso. Ho anche collaborato al libro Due vite di Emanuele Trevi”. Poi a un certo punto ha ribaltato il tavolo lasciando tutto e trasferendosi a Berlino, perché? “Ho sentito quella che i tedeschi chiamano ruinenlust. È il piacere che si prova davanti alle rovine, di solito è un concetto legato all’arte ma può riguardare anche le proprie rovine interiori. Sono andato via dall’Italia per cambiare il mio sguardo e imparare (molto male, ma lo parlo) la lingua di alcuni dei miei poeti e scrittori preferiti”. Ha dovuto ricominciare da zero? “Ho fatto vari mestieri, ho lavorato anche al bancone di un locale notturno”. Uno di quei club hard di cui parla nel libro? “In realtà sono sempre stato in contatto con la scena “alternativa” berlinese. Conoscevo Simon Thaur fondatore del Kit Kat Club, quando il vecchio club era ancora a Schoeneberg ed era un posto noto solo a una setta. La prima volta che ci andai avevo 24 anni e mi dissero che se volevo entrare dovevo spogliarmi nudo. Mi vergognai e non lo feci. Tornai tre anni dopo”. Che cosa la attrae di quel mondo? “Tempo fa ho letto nell’Almanacco Bompiani un suggerimento di Riccardo Bacchelli agli aspiranti scrittori. Proponeva di fare “un’ora di nudismo al giorno”. Una metafora un po’ sensazionale, ma per me molto efficace su quanto la scrittura metta in gioco la vita di un autore”. Ieri era vestito a metà: il collare fetish della sua anima berlinese e la blusa bianca da catecumeno di Martina Franca.”Portavo addosso Spatriati (sorride, ndr). Mi sono detto, lo Strega è un gioco, e allora giochiamo. E ho scelto quel collare e le scarpe arcobaleno che avrebbe potuto indossare Francesco, il protagonista del mio romanzo, nelle sue serate al Kit Kat. La blusa bianca di Valentino con le fusciacche richiamava la sua adolescenza da aspirante prete”. A fine serata ha detto: “Spatriati” è un’elevazione al cubo della parola “queer”. “La sigla Q all’interno della comunità Lgbtq sta per queer, una parola che nacque negli anni Settanta come appellativo offensivo rivolto ai gay. Anche il termine spatriato nel dialetto pugliese ha sfumature spesso negative, come era all’inizio per queer, che indicava qualcosa di irregolare, ramingo, non conforme. Inoltre ha addirittura la schwa finale, come tutti gli aggettivi del martinese. In tempi di linguaggio inclusivo mi è sembrato un segno”. Quanto ha pesato l’educazione cattolica nella sua ricerca di libertà? “Nel mio caso non è stata molto pressante, però c’è un elemento estetico nel cristianesimo che mi ha sempre affascinato: le parole che si ascoltano in chiesa, le immagini, le processioni, mi attraggono. Penso all’Ultima cena di Domenico Carella nella Basilica di San Martino a Martina Franca, a quella misteriosa luce che assomiglia a un disco volante sulla testa di Cristo. I primi contatti con l’arte e la letteratura sono avvenuti proprio in quella chiesa”. A un certo punto però nei suoi libri è entrata la pornografia, il sesso estremo. “Anche quello è parte della vita. Volevo sfatare i tabù del racconto sul sesso, legato alla morale o alla voglia di scandalizzare. Montaigne diceva che l’uomo ha paura del sesso, quindi lo condanna o ne ride. Ho scritto Candore perché volevo mostrare che il sesso è parte della vita di ognuno di noi”. Per uno scrittore le scene di sesso rappresentano una prova, forse quanto la descrizione delle battaglie nell’epica antica, come si evita il virtuosismo? “Le pagine che hanno fatto discutere di Spatriati volevano proprio portare a un tipo di sguardo neutro, senza prurigine, senza voglia di scandalizzare e stupire. In Italia quello che lo ha fatto meglio di tutti è stato Goffredo Parise. Nel Fidanzamento racconta una scena di sesso solo descrivendo il tintinnare di un paio di orecchini”. Che cos’è l’erotismo per lei?” È conoscenza, un equilibrio tra l’oscurità e la luce, come la scrittura e la pittura. Non esiste erotismo senza amore, senza rispetto della libertà e della visione altrui”. E la pornografia? “È il tentativo di rappresentazione dell’erotismo. Alcune volte bisogna provare a realizzare le proprie fantasie. Non possiamo vivere sempre cercando di immaginare e basta. Però la pornografia si scontra con il mainstream e i modelli dominanti ed è facile, troppo facile, imbattersi in pornografia misogina, violenta, pensata per un maschio bianco”. Finisco con la domanda che si faceva Baudrillard: dopo l’orgia, cosa rimane? La noia? “La noia è fondamentale. Se proviamo a togliere da un romanzo le parti noiose, quel romanzo muore, diceva Auden. Ma prima della noia fatemi provare tutto quel che posso”. (Da ‘La Repubblica’ dell’8 luglio 2022) Lo scrittore in piazza alla Marina ha ricevuto molti applausi dal numeroso pubblico e ha intrattenuto i suoi ammiratori uno ad uno alle firme dei libri. L’appuntamento quindi è per il prossimo anno con il nuovo vincitore del premio più famoso in Italia quale è lo Strega.

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