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Isola

“L’Elba e il turismo”

spiaggia di procchio

Da Enzo Sossi

Dopo gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale e grazie alla visione di alcuni pionieri come il capitano Ottorino Bartolini, all’Elba il turismo comincia negli anni ’50. Prima era presente uno elitario, chiuso nel proprio mondo con scarsi benefici per gli elbani. Il capitano capoliverese torna a casa dopo essere stato prigioniero di guerra in India. Ha avuto in eredità dai genitori dei terreni scomodi da coltivare, lontani dal paese e poco adatti alle colture perché vicini al mare sulla spiaggia di Naregno. Un golfo senza strade, c’era una mulattiera che lo collegava con il paese, senza acqua e luce. Grazie alla visione del futuro, al proprio intuito, alle innate capacità, alla conoscenza della lingua inglese imparata nei campi di prigionia, il capitano inizia una nuova avventura che porterà il turismo sull’isola.

Il turismo è la più grande industria del mondo. In Italia prima della pandemia arrivavano ogni anno 65 milioni di turisti, all’Elba più di un milione. Le coste dell’isola verde vengono inondate da una marea di turisti, allo stesso tempo però nell’entroterra, nelle campagne e sulle colline ci sono ancora tantissime opportunità da sfruttare, con la collaborazione dei produttori di vino e di prodotti agricoli tipici e tanto altro. La stessa pandemia che ha fermato il turismo per due anni ha anche contribuito a cambiarlo. Molti turisti hanno cambiato le proprie abitudini e preferenze, ora spetta all’industria dell’ospitalità adattarsi per andare incontro alle loro necessità e ai loro desideri. La paura del virus, abbinata ad una sempre maggiore consapevolezza della tutela dell’ambiente, ha invogliato i turisti, soprattutto i giovani, a cercare percorsi alternativi, destinazioni che offrono un’esperienza più a contatto con la natura.

All’Elba per preservare e proteggere la nostra meravigliosa isola sarebbe opportuno cercare di capire quale è il limite massimo sostenibile. Oltre un certo numero di arrivi la qualità del servizio offerto non può più venire garantita e anche la qualità della vita degli elbani. Il turismo porta infatti con se tutta una serie di aspetti positivi, ma anche molti aspetti negativi, che spesso vengono sottovalutati. Indico alcuni esempi. I prezzi degli immobili alle stelle, il traffico ingestibile, risorse come l’acqua potabile e l’energia elettrica vengono consumate in modo sproporzionato dai turisti rispetto agli elbani.

Un altro tema è la digitalizzazione, un processo tanto naturale e inevitabilmente complesso. Occorre passare dalla teoria alla pratica quando si parla di smart, di tecnologia e di algoritmi, con tutte queste cose che devono essere realmente utili e al servizio di chi si occupa di turismo. Abbiamo tantissimi dati a disposizione, ma spesso non siamo in grado di usarli, o perché chi ne è in possesso non capisce l’importanza di permettere il loro uso per la promozione turistica. Servirebbe migliorare la possibilità di prenotare un’attività online per fare un grosso passo in avanti nella pianificazione dei flussi turistici. Sarebbe opportuno migliorare la viabilità, i trasporti pubblici (ad es. una navetta elettrica per portare al mare dalla Ghiaie alla Biodola e Scaglieri), limitare la circolazione delle autovetture inquinanti e favorire quelle green, una pista ciclopedonale che circumnavighi l’isola, l’aeroporto, i traghetti, l’ospedale, le rinnovabili, l’acqua e qui mi fermo. Fare dell’Elba un’isola smart a dimensione umana con zero emissioni di CO2, forse un sogno, ma come un novello Ottorino immagino un futuro possibile con la volontà degli elbani.

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