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Lettere

Lettere/ L’incredibile doppia vita di viale Zambelli

Generico giugno 2022

Da Riccardo Nurra

Nota sentenza latina recita “le cose ripetute giovano”, però non mi pare il nostro caso considerato che questa è la terza volta che scrivo di via Zambelli ma, evidentemente, vale di più il detto “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”…

Nessuno se lo sarebbe aspettato ma, nell’arco della giornata, quel tratto di strada a senso unico, fra la rotonda di viale Elba e la rotonda dei “Gabbiani” denominato viale Zambelli, cambia totalmente identità: la mattina si cura “la didattica” e, nel tardo pomeriggio fino a sera, “ l’agonistica”.

Mi spiego meglio: tutte le mattine, MA PROPRIO TUTTE, fra le sette e le otto, viale Zambelli diventa una vera e propria scuola guida per gli autisti degli enormi autoarticolati che, in retromarcia e ad angolo retto, devono entrare nello spazio a loro dedicato per scaricare materiale per il supermecato, con un altissimo tasso di difficoltà, nonostante l’ausilio dell’uomo a terra che urla suggerimenti.
Vista la manovra, veramente complicata, per fare entrare in quello spazio limitato quei “bestioni”, lo stress dell’autista aumenta, anche perché, nel frattempo, si forma una fila ( creata da chi deve prendere servizio e da chi deve prendere la nave) che, col passare del tempo, diventa sempre più lunga e impaziente: autobus di linea, camper e auto, restano tutti intrappolati e non possono né procedere né tornare indietro.
Certo, non è colpa dei portoferraiesi e neppure di coloro che devono partire se gli autoarticolati sono troppo grandi e lo spazio di manovra troppo ristretto: qualcuno ha forse mal progettato o, semplicemente, lo spazio disponibile è troppo angusto per la dimensione di quei mezzi… la soluzione, da tempo, mi sembra possa solo essere l’utilizzo più frequente di mezzi più piccoli.
Certo è che non siamo noi che dobbiamo trovare una soluzione, ma altrettanto certo è che non possiamo continuare a subire questa anomalia al Codice della strada.

Questo è quello che succede la mattina, in funzione “didattica”: nel pomeriggio, invece, lo stesso tratto di strada cambia vocazione e diventa “agonistico”.
Giovani, ma neanche tanto, con le loro potenti moto e automobili, riescono a portare i loro mezzi a velocità altissime, rombando e creando grave pericolo in una strada, via Zambelli, spesso attraversata da pedoni e vitale per il traffico di Portoferraio.
E questo modus pomeridiano è il trionfo delle “mezze seghe”, di coloro che per sentirsi potenti hanno bisogno di “sgassare”, il trionfo di quelli che, con il solo movimento del polso, riescono a sviluppare velocità e rumore, dimostrando così a se stessi tutta la loro potenza e agli altri tutta la loro pochezza.
Per le automobili, come per le moto, funziona nello stesso modo, con accelerazioni spaventose, tutto merito del piede destro che pigia sull’acceleratore a scalate di marcia repentine, per non sbattere nel muro del vecchio “cantierino”.

Mattina e pomeriggio, tutti i giorni, in viale Zambelli va così.

Ma, mi chiedo, è possibile che a nessuno venga in mente di intervenire?
I cittadini “bubbolano” fra di loro ma, come al solito, nessuno ci mette la faccia esponendosi e protestando, con nome e cognome.

Nel primo caso, quello mattutino, degli autoarticolati, immagino che – in attesa di una proposta e di una soluzione decente – debbano arrivare camione di dimensioni più ridotte perché bloccare un’arteria che va sia verso il porto che verso il centro non può diventare una consuetudine quotidiana.
Nell’altro caso, quello pomeridiano, delle trasgressioni al Codice della strada, penso che sarebbe sufficiente che la polizia municipale (i pochi rimasti) e tutte le altre Forze dell’ordine che gravitano nel paese intervenissero con fermezza al fine di evitare abitudini fuori legge e forse gravi incidenti utilizzando, oltre ad una presenza costante, deterrenti come dissuasori e rilevatori di velocità , come fanno in tutti gli altri comuni vicini del “Continente”.

La situazione è molto pericolosa e mi dispiacerebbe davvero che questo “laissez faire” fosse origine di pericolo per tutti.

Magari qualcuno avrebbe potuto dire “non lo sapevo”… be’, ora non può più dirlo, ora lo sa.