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Attualità

“Disinformatia” russa e l’intelligence occidentale

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Da Enzo Sossi

“Disinformatia” l’antica tradizione dell’intelligence russa di manipolare le informazione e diffonderle – dagli slums di Calcutta con i paria fuori casta considerati esseri impuri a Manhattan centro economico, finanziario, culturale globale con le sue élite multiculturali – ha fatto un’altra vittima illustre, il leader russo Vladimir Putin. Parlare di intelligence non è facile, non sai mai quale il limes tra una storia reale o manipolata, tutto diventa oscuro. L’intelligence occidentale sta avendo informazioni intriganti da Mosca che sembrano scrutare nella cerchia ristretta del presidente russo convinti che Putin venga disinformato su quanto male stiano andando le sue truppe in Ucraina e sugli effetti rovinosi delle sanzioni occidentali sull’economia del suo paese. Il leader russo sembra essersi reso conto della “disinformatia” che lo circonda, una consapevolezza che pare stia causando una spaccatura nel governo russo. Come sempre con l’intelligence tutto è piuttosto nebbioso. Non sappiamo, per esempio, cosa non viene raccontato. Detto questo l’intelligence occidentale ha chiari interessi nel rappresentare il disordine del Cremlino con l’intento di cercare di rafforzare la pressione politica su Putin ex ufficiale del KGB e capo dell’intelligence russa. L’intelligence occidentale pare intenta a fare giochi psicologici con Putin considerato isolato e privo di buone informazioni, sottoposto a notevoli pressioni politiche personali dopo avere ordinato un’invasione fallita nei suoi obiettivi iniziali di entrare a Kiev e rovesciare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ancora una volta è necessaria cautela quando si tratta di informazioni di intelligence, ma quasi tutto ciò che è stato detto finora sulla volontà di Putin di invadere e sullo stato della guerra si è rivelato corretto. Quindi l’ultima visione del Cremlino rinforza il livello di credibilità dell’intelligence occidentale ed è solo l’ultimo segnale che l’Occidente è disposto a impegnarsi in un campo di battaglia dell’informazione che è stato tradizionalmente dominato dalla Russia.