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“Dissalatore dell’Isola d’Elba, alcune ottime alternative”

Meneghin: "Io sostengo invece invece che il progetto del prof. Megale costituisce una soluzione geniale che, come minimo, avrebbe dovuto essere presa in esame".

Da Marcello Meneghin

Una delle motivazioni della ineluttabilità della ostruzione del dissalatore di Mola viene sostenuta con il pretesto assolutamente infondato che non esistano alternative di sorta.

A questo punto io dovrei, per convinzione personale della sua validità, parlare dettagliatamente della soluzione da mè presentata in un convegno del 2002 e quindi esattamente venti anni or sono senza che ottenesse da alcuna autorità alcun parere né commenti di nessun genere. Io invece evito ogni autoincensamento e passo a spiegare in breve una soluzione redatta una decina di anni prima dal prof. Megale dell’Università di Pisa e che personalmente ritengo non solo di sicura efficacia ma anche geniale per la sua costituzione ed economicità. Il suo progetti di massima è visibile cliccando: . [/H:/lang/FILES%20in%20Lavoro/Marcello/ELBA%202021/ELBAMEGALE/RELBA%20PROGETTO%20M,EGALE.html]USO DEGLI ACQUIFERI LOCALI PER LA REGOLAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE DELL’ISOLA D’ELBA

Nella vista prospettica allegata e relativa alla parte ovest dell’Isola, vorrei far notare in dettaglio la piana di Marina di Campo – La Pila (dove si trova anche l’aeroporto) per la sua particolarissima situazione idrologica. La pianura viene ad essere , proprio perché al piede di due importanti versanti montuosi, il ricettacolo tutte le acque di pioggia che, scorrendo in superficie e nelle falde sotterranee, finiscono obbligatoriamente lì in quella estesa pianura per proseguire, nella loro duplice modalità di trasporto idrico, verso il mare dove si scaricano inutilizzate con stragrande loro portata. Dalle analisi del prof Megale risulta che detta piana è formata da terreni permeabili per una altezza, sopra lo strato roccioso impermeabile, di una quarantina di metri. Si tratta di un cospicuo ammasso permeabile che costituirebbe un grandissimo invaso cioè un enorme serbatoio naturale di tale acqua qualora si procedesse alla costruzione di una barriera che, per una lunghezza di 1300 metri e profondità di una quarantina di metri, realizzasse una efficace barriera di divisione tra terraferma e mare . L’invaso , con il suo volume di oltre due milioni di mc di acqua potabile, coprirebbe tutte le punte di consumo dell’Elba e quindi risolverebbe interamente il suo problema idropotabile rendendo l’Isola completamente autonoma ed autosufficiente . E’ infatti dimostrato dal prof. Megale come il grande serbatoio in argomento sarebbe in grado di ricuperare i grandi volumi di acqua piovana di costo prossimo allo zero e con la caratteristica di poter rendere disponibili anche portate elevatissime di punta nel consumo come quelle che caratterizzano l’Elba e, fattore importantissimo, sono sempre di brevi durate estive.

Nel progetto figurano tutte le determinazioni eseguite per certificare la copertura del fabbisogno i cui conteggi saranno superati a causa del molto tempo passato dalla progettazione ma potrebbero benissimo essere messi a punto aggiornandoli all’attualità

Inutile far rilevare come il dissalatore di Mola invece non sarà per nulla in grado di fronteggiare le punte di consumo essendo la sua produzione fissa e costante e limitata d un massimo di 80 l/sec assolutisticamente inutile nella copertura dei consumi di punta che in determinati casi e per brevi durate possono raggiungere valori istantanei elevatissimi essendo stimabili anche in 500 -600 l/sec di fabbisogno istantaneo effettivo.

La soluzione del prof. Megale ha tutte le caratteristiche per riuscire a rendere autonoma l’Isola dagli apporti idrici esterni utilizzando l’enorme volume di pioggia che scendoE dai due versanti montagnosi i quali statisticamente sono i più piovosi dell’Elba per la presenza di montagne che arrivano ai mille metri di quota.

Nella planimetria schematica allegata sono rappresentati in colore verde il contorni del bacino imbrifero, in azzurro il percorso o di alcuni fossi che hanno rilevanti portate di ottima acqua potabile che si scarica a mare ma che potranno anch’essi essere immessi nel serbatoio sotterraneo tramite la ricarica artificiale di falda.

È riportato in rosso il tracciato del diaframma di chiusura del bordo mare della lunghezza di 1300 metri per una profondità di circa 40 metri.

La conclusione della presente nota è quella di giudicare severamente la affermazione diffusa ampiamente ed in base alla quale la scelta di costruzione del dissalatore di Mola consisterebbe nel fatto che non sussistono alternative valide. Io sostengo invece invece che il progetto del prof. Megale costituisce una soluzione geniale che, come minimo, avrebbe dovuto essere presa in esame e giudicata da specialisti per quello che effettivamente rappresenta e mettendola confronto con altre tra le quali aggiungerei anche l a mia che è visibile cliccando https://www.altratecnica.it/un-maxi-serbatoio-per-lacquedotto/

Per concludere ribadisco come le soluzioni come quella brillantissima del prof Megale che si basano sulla utilizzazione dei grandi volumi di pioggia che cadono annualmente sull’Elba ed inoltre prevedono opere sotterranee che non creano alcun pregiudizio nè per quanto riguarda il turismo elbano e soprattutto nei confrontanti dell’ambiente naturale e della salute pubblica, e pertanto non possono essere messi a tacere come è realmente accaduto nei decenni scorsi.

 

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