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Miniera della crocetta

“Cosa sono quei pezzi di catrame nella miniera di Porto Azzurro?”

Legambiente: "E non sembra nemmeno che la promessa ricaduta occupazionale abbia avuto gli esiti promessi".

catrame, miniera di porto azzurro

Scritto da Legambiente Arcipelago Toscano

Da settimane continuano ad arrivare a Legambiente Arcipelago Toscano segnalazioni sui lavori in corso per l’ampliamento della miniera della Crocetta nel territorio del Comune di Porto Azzurro che sta provocando un notevole impatto ambientale e paesaggistico.

L’ampliamento dell’area della miniera “La Crocetta” nel Comune di Porto Azzurro (LI) presentato da EURIT riguarda un’area di coltivazione di circa 5,5 ettari e prevede altri interventi in un’area di circa 0,50 ettari che in passato sono già stati oggetto di opere di recupero/ripristino di dubbio risultato ambientale. .

Sembrerebbe che il ripristino che Eurit avrebbe dovuto fare del precedente fronte di cava – abbandonato perché poco produttivo –si sia limitato semplicemente a lasciare che l’area venisse ricolonizzata da vegetazione spontanea tipica delle aree degradate, ma nella ricopertura del nuovo fronte di cava, è stata rilevata la presenza di laterizi e altri materiali di origine edile o rifiuti nei materiali di “copertura”, A questo, nel prosieguo dei lavori, sembrano si siano aggiunto rifiuti di altre tipologie, compresa la presenza di asfalto/bitume, come si evince dalle foto allegate.

Ci chiediamo se i depositi di catrame e vari altri tipi di rifiuti, peraltro già segnalati nelle osservazioni al progetto presentate prima della sua approvazione, siano state “traslate” nel nuovo ripristino o se siano frutto di nuovo materiale trasportato per la ricopertura

Il tutto avviene in un’area costituita in precedenza da bosco e macchia mediterranea, di così elevato valore ambientale che inizialmente la Regione Toscana aveva chiesto al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di realizzare una Valutazione di incidenza ambientale che ha avuto esito negativo ma che non è poi stata ritenuta dalla stessa Regione avere maggiore valore delle ragioni della conservazione di alcuni posti di lavoro. E non sembra nemmeno che la promessa ricaduta occupazionale abbia avuto gli esiti promessi.

Legambiente Arcipelago Toscano torna a chiedere alle autorità competenti di verificare: la presenza di rifiuti nel materiale con il quale si sta realizzando la ricopertura degli scavi la loro eventuale provenienza; la congruità dei previsti lavori di ripristino del precedente fronte di miniera e del nuovo fronte di miniera; se quanto realizzato e in corso di realizzazione è conforme alla concessione e alle autorizzazioni rilasciate.

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