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Le alternative per risolvere il problema idropotabile elbano

Scritto da Marcello Meneghin

Le alternative per risolvere il problema idropotabile elbano

Nel mio messaggio pubblicato su Tenews il 12 ottobre 2021 avevo dimostrato che, allo stato attuale della situazione, per ridurre di molto le perdite dell’acquedotto esiste soltanto il rifacimento totale dell’acquedotto
 con una spesa talmente elevata da non essere tecnicamente ed economicamente giustificabile. Sicuramente, risulta migliore l’utilizzazione delle acque di pioggia sia dal punto di vista costruttivo, tramite costruzione di capaci invasi, che da da quello di esercizio. La critica al riguardo, afferma non esiterebbe alcuna possibilità di costruzione di grandi serbatoi all’Elba mentre in realtà le alternative sono molteplici. Tra quelle di sicura e comprovata affidabilità, ne cito solo tre tutte molto razionali e valide. Parto da quella nata ben trenta anni fa e qui mi fermo più a lungo allo scopo di dimostrare che non agisco solo per portare avanti la mia soluzione, anche se la considero la migliore di tutte.

Il prof. Megale dell’Università di Pisa aveva presentato questa soluzione che aveva molti vantaggi, prima di tutto di non alterare per nulla l’Isola d’Elba in superficie. Egli aveva studiato e verificato bene l’idrologia e  più generalmente la  situazione  effettiva dell’Isola in tutte le sue sfaccettature ed aveva redatto un progetto straordinario mediante il quale otteneva  sotto la piana di Marina di campo, dove si trova l’aeroporto, un serbatoio naturale di ben due milioni di mc di capacità per poter immagazzinarvi, nelle stagioni invernali, un quantitativo di acqua potabile in grado di sopperire alle deficienze estive. Il serbatoio era costituito dal grande ammasso di materiale permeabile presente in quel luogo. La dimostrazione verificata dal professore era questa. Nelle stagioni invernali dalle pendici e dal sottosuolo delle catene montuose che circondano la piana, scendono quantitativi di acqua ben superiori al fabbisogno annuale dell’Elba però tutta quest’acqua, sia superficiale che sotterranea, si scarica inutilizzata a mare. La soluzione veramente geniale è riuscire a riempire il citato ammasso permeabile per un volume di almeno due milioni di mc (due milioni di mc!) in maniera molto semplice e cioè mediante un diaframma di impermeabilizzazione che isolava idraulicamente la piana dal mare ed avente il tracciato riportato in rosso nell’allegato disegno schematico, per consentire poi di riutilizzarla in estate mediante nuovi pozzi terebrati nella piana stessa. L’acqua nel sottosuolo trovava il luogo ideale per conservarsi fresca e pura e sempre pronta per essere utilizzata. Nel disegno schematico è riportato con linee tratteggiate il bacino imbrifero dal quale il professore aveva calcolato volume d’acqua che vi piove e che arriva al serbatoio sotterraneo. Ripeto non si tratta di una soluzione raffazzonata come è quella del dissalatore ma, pur essendo solo un progetto di massima, i dati fondamentali sono stato verificati attentamente da detto professore partendo dalle statistiche di piovosità elbane.  Ora io mi chiedo ma invece di sperticare dicendo che non esistono soluzioni alternative, qualche autorità non poteva far eseguire per tempo tutte le necessarie verifiche ed eventualmente adottarlo?

La seconda soluzione, che non prevede serbatoi, è quella di una nuova condotta sottomarina.

La terza soluzione è quella presentata nel 2002 (un ventennio fa!) dal sottoscritto ad un convegno tenuto all’Hotel Airone, Anch’essa consisteva in un serbatoio che in fase definitiva aveva un invaso di due milioni di mc ma, al contrario della soluzione Megale, poteva essere realizzata per piccoli tronchi successivi. Il progetto di massima è visibile cliccando:  https://www.altratecnica.it/un-maxi-serbatoio-per-lacquedotto/