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L’ultimo saluto a Francesco Bosi

Scritto da Claudio De Santi

L'ultimo saluto a Francesco Bosi

Nel giorno dell’estremo saluto a Francesco Bosi mi tornano alla mente tanti episodi della nostra vita in comune. Ho conosciuto Francesco nel 1976, quando avevo 20 anni e lui ne aveva almeno 10 più di me: io all’epoca ero segretario della sezione Dc Romito Vittoria in Firenze. Siamo stati insieme per diversi anni nel comitato comunale della Democrazia Cristiana, condividendo idee e situazioni comuni, e ci siamo ritrovati poi a Rio. Da allora, anche se impegnato in contesti più importanti, mi ha sempre seguito: ricordo che mentre ero Sindaco, quasi settimanalmente, nei pochi giorni in cui ero a Firenze, passava dal mio ufficio per prendere un caffè e parlare della nostra Elba. Francesco era altamente convinto della bontà dell’unificazione delle due Rio e mi ha spinto tanto in tal senso, col rammarico di non essere riuscito a farla lui, non avendo trovato la sponda giusta nella sua collega dell’epoca. Ogni anno, a Natale, fino allo scorso, riuniva gli amici democristiani a Firenze anche dopo anni dal suo abbandono della politica. La sua frase ricorrente era “il bene comune”, e ne ha fatto tanto, anche con persone che conosceva solo marginalmente, senza mai apparire. Un amico prima di tutto, anche prima della politica: un continuo punto di riferimento e di confronto.

Esemplare del suo modo di essere fu la frase che usò in un articolo scritto in un momento di difficoltà nel mio mandato da sindaco: “ho aspettato e riflettuto più a lungo – scrisse – prima di intervenire sui fatti di Rio nell’Elba, proprio perché sono amico di Claudio de Santi”. E come non ricordare il capitolo scritto da lui nel mio libro “La Balena Bianca e la caduta dell’ultimo castello”, dove fu perfetto nel descrivere gli oneri (tanti) e gli onori (pochi) del pubblico amministratore.

Oggi la nave che lo ha portato nella sua Rio Marina ha suonato le sirene per lui per l’ultimo saluto. Sono certo che lui lo avrebbe fatto per me. Oggi siamo tutti più poveri.

Claudio de Santi