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Le tre domande a Paolo Ferruzzi

Conosciuto in tutto il mondo l'elbano Paolo Ferruzzi si racconta ai nostri lettori

Le tre domande a Paolo Ferruzzi

Buongiorno Paolo, ci può parlare dell’ultimo libro che ha scritto? Quante sono le sue pubblicazioni? Fra queste ve ne è una che gli sta particolarmente a cuore e perché?

Queste tre domande che mi sono state rivolte possono avere una sola risposta da parte mia: non sono uno scrittore.

Sono architetto, scenografo, regista e un professore che per quarantadue anni ha insegnato nelle Accademie di Belle Arti dove prevalentemente ci si esprime e si comunica attraverso l’Arte e nel caso mio con un linguaggio grafico, pittorico, plastico e progettuale più che con parola scritta.

Sono un grande lettore, questo si, degli scritti degli altri e spesso portato anche a darne giudizio critico per il mio essere componente della Giuria del più importante premio letterario italiano.

Lo scrivere spesso è una necessità per esternare al mondo quel che riteniamo sia tanto importante da renderlo pubblico ponendosi così, di fatto, nella posizione di scegliere e determinare rimanendo molto spesso delusi e amareggiati dall’indifferenza ottenuta e non auspicata.

Per necessità accademica ho dovuto scrivere saggi attinenti all’insegnamento tenuto con l’intento di stimolare la curiosità dei miei numerosi discenti ma senza mai scivolare in uno scrivere noiosamente meticoloso perché la creatività e “l’imaginifico” non si risolvono con formule matematiche e l’Arte è creatività e immaginazione.

Per attività professionale ho scritto di argomenti storici portandomi, questo si, alla frequentazione assidua degli Archivi che mi ha dato e continua a darmi, per l’emozione, quasi un’esaltazione della temperatura corporea da tenere però sotto ferrea sorveglianza per evitare che non abbia a diventare una masturbazione mentale come mi ricordava sempre Monsignore Ennio Francia presbitero, direttore dell’Archivio Segreto del Vaticano, storico dell’arte e fondatore della Messa degli Artisti di cui ho fatto parte nel Consiglio Direttivo e che mi ha tenuto a battesimo, assieme a Maria Bellonci nel farmi rapportare con le impolverate carte e nel rispetto di quelli che una macchia d’inchiostro ha cancellato dal Documento e dalla Storia.

Mi hanno tenuto a battesimo ponendomi tra coloro, per dirla con Bufalino, che “tra la polvere degli scaffali non cercano solo testi senza tempo dei poeti Supremi, ma fiutano il calore residuo delle esistenze che furono, le pedate furtive della storia minore, quasi sempre più maestra d’ogni altra.”

Ma ancor più mi ritrovo battezzato in quell’imperativo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che tra le tante leggi di uno Stato obblighi tutti i cittadini e cittadine a scrivere le proprie reminescenze con il raggiungimento della piena maturità e non importa come ma scriverle comunque perché possano arricchire l’archivio della nostra Memoria collettiva.

Un Archivio di vita vissuta sia essa quella dell’intellettuale o del cattedratico, dell’arrivato professionista o dell’operaio, della casalinga o del diseredato e della prostituta.

“La Compagnia dei Tappezzieri raccontata da me medesimo” appena scritto e “La Festa del Poggio raccontata da me medesimo” che sto scrivendo con l’Elba sempre presente e non troppo palesemente nascosta tra le righe.

Anno 2021. Paolo Ferruzzi

Paolo Ferruzzi

Nato a Poggio (isola d’Elba) nel 1944 Paolo Ferruzzi, dopo aver frequentato le scuole superiori nel capoluogo dell’isola toscana, si diploma in Scultura al Magistero d’Arte di Firenze, in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma e nella stessa città si laurea in Architettura all’Università “la Sapienza”.

Su concorso nazionale vince la Cattedra di Scenografia per l’Accademia Albertina di Torino che occupa fino al 1995. Dal 1995 è Ordinario della stessa Cattedra, con indirizzo teatrale, cinematografico e televisivo, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove ricopre la carica di Direttore Vicario e fa parte del Consiglio Accademico fino al pensionamento dopo 42 anni di insegnamento

Come architetto si manifesta nell’ ambito del restauro e con particolare attenzione al periodo romanico e nel 1995 scopre un’affresco di Giovanni Antonio Bazzi detto “il Sodoma” durante la sua direzione dei lavori nel Santuario della Madonna del Monte in Marciana.

Ha curato numerose scenografie teatrali in Italia, in Canada e in Australia. Ha ideato e curato numerosi allestimenti tra cui quello del “Cinquantenario del Premio Strega”.

Ha illustrato numerosi libri e copertine per case editrici quali Mondadori e Giunti-Marzocco. E’ stato relatore di numerose conferenze tra le quali “La grafica e il pensiero dell’Artista” e “Architettura e Urbanistica italiana del ‘900” tenute nelle principali università olandesi.

Ha scritto numerosi Saggi storici e ultima, a cura della Soprintendenza alle Belle Arti di Pisa, una ricerca sulle antiche fornaci per calce e mattoni.

E’ stato membro votante del “Premio Giornalistico Arcipelago Toscano” ed è membro del prestigioso premio letterario “Strega” e membro del premio nazionale “Casalini” riservato ai detenuti delle carceri italiano.

E’ stato chiamato a Coordinare le Commissioni Culturali della Fondazione isola d’Elba.