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Debellini (Th Resorts): “Aperti a fine giugno possiamo salvare la stagione turistica”

Il piano d’emergenza del presidente del colosso alberghiero padovano "Negli hotel solo a luglio e agosto, occupazione delle stanze al 50%".

Debellini (Th Resorts): "Aperti a fine giugno possiamo salvare la stagione turistica"

“Il gruppo Th Resorts è pronto: la riapertura delle nostre 30 strutture di mare e montagna è prevista a fine giugno, daremo il via alla stagione estiva”. Graziano Debellini, che guida uno dei principali player a livello nazionale con strutture alberghiere (hotel, villaggi, resort), spiazza tutti e annuncia la riapertura. Il gruppo Th Resorts, fondato nel 1977 a Padova e partecipato anche da Cassa Depositi e Prestiti, dà lavoro a 3.500 persone più l’indotto. “Come riapriremo le fabbriche in sicurezza, così dobbiamo fare anche con gli alberghi, ne va del 13% del Pil e oltre 3 milioni di addetti – aggiunge Debellini -. Facciamo un appello alle autorità italiane, europee e regionali: il rischio è di veder compromessa la prossima stagione e che il turismo in Italia diventi facile preda di speculatori”.

Presidente Debellini, come conta di riempiere le sue strutture?

“I riscontri che abbiamo sono ottimi, le persone hanno bisogno di riaprirsi alla vita sociale. Bisognerà fare i conti con la crisi economica e quella sanitaria. Mi auguro per fine giugno il coronavirus sia sotto controllo. In questi mesi dobbiamo preparaci per convivere con il Covid anche in vacanza. Il nostro catalogo online a breve sarà aperto ale prenotazioni. È urgente ripartire con una nuova riprogrammazione commerciale: ogni giorno che passa rischia di compromettere la stagione”.

Che stime fa sull’occupazione delle stanze?

“Mi aspetto una buona risposta. Sarà una stagione sicuramente ridotta, solo luglio e agosto, ma credo ci attesteremo intorno al 50%. Dobbiamo dare un segnale forte, che si può andare in vacanza anche durante questa situazione”.

Con gli stranieri è invece una partita persa?

“Purtroppo credo sia una considerazione corretta, se la leggiamo con gli occhi di oggi, la situazione è ancora tragica. Ma magari a settembre ci sarà modo di accogliere un po’ di stranieri nelle località venete, io ci credo ancora. La Germania sta affrontando il virus in maniera diversa da noi. Tre mesi sono un’eternità per l’evoluzione del virus, la situazione potrebbe essere molto diversa a fine estate”.

Come intende mettere in sicurezza le sue strutture?

“Servirà sanificazione periodica, mascherine, termoscanner, una riorganizzazione logistica. Siamo pronti ad investire quanto serve. Anche a fare il tampone a tutti i nostri dipendenti se mi permettono di farlo. Le indicazioni le deve stabilire l’Oms, noi ci atterre- mo scrupolosamente alle indicazioni. È necessario anche un cambio organizzativo, che passi attraverso l’innovazio- ne tecnologica e digitale”.

Come sarà l’estate vacanziera con il coronavirus?

“La distanza di sicurezza sembra essere la “medicina” più utile contro il coronavirus. L’Italia ha 7 mila chilometri di coste, montagna e laghi: c’è lo spazio per svolgere l’attività alberghiera in completa sicurezza. Alcuni nostri villaggi sono di decine di ettari, come quelli di altre realtà”.

Come valuta gli aiuti messi in campo dal governo?

“In generale si vedono molte azioni che vanno nella giusta direzione e rappresentano uno sforzo importante, ma la messa in pratica non è ancora soddisfacente. Ad esempio per la liquidità, c’è il pericolo che la burocrazia blocchi per settimane le misure e questo sarebbe grave. Bisogna assolutamente rivedere i piani di rientro dei nuovi debito: non basteranno i sei anni previsti, la redditività degli alberghi e diversa da altre aziende”.

È allo studio il bonus fiscale per le vacanze, la soddisfa?

“Come è realizzato è solo una piccola elemosina, che non servirà a rimettere in moto il settore. Oltre alla liquidità, bi- sogna invece intervenire sugli ammortizzatori sociali per gli stagionali e la loro durata, poi benefici fiscali con il credi- to d’imposta”.

Nel caso il turismo non ripartisse, che scenari vede?

“La sanità è la prima cosa, ma senza riapertura rischiamo qualcosa di più grande del virus, distruggere il benessere economico costruito nei decenni. Rischiamo di portare il Paese indietro di 20 anni. Sarebbe una catastrofe, per il turismo ci vorrebbero anni per recuperare”.

Vede una concorrenza tra le località del Nord e Sud Italia in vista della riapertura?

“Sud e isole sono in una posizione migliore per accogliere il turismo, alcune regioni si stanno già muovendo. Al Nord l’incognita è lo sviluppo dell’epidemia in Lombardia, il Veneto sotto l’ottima guida di Zaia con il supporto dell’Università di Padova si sta muovendo benissimo”.

Fonte IL MATTINO

L’INTERVISTA
Nicola Brillo