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Monumenti ai caduti e a Mario Foresi

Di Marcello Camici

Monumenti ai caduti e a Mario Foresi

A Portoferraio, nel centro della piazza della Repubblica, si eleva un basamento realizzato con blocchi di granito che sostiene una scultura in bronzo.
E’ monumento che la città dedica ai suoi eroi caduti per la patria nella grande guerra (1915-1918) il giorno 4 novembre 1922.
Gli abitanti sentirono il bisogno e l’esigenza di porlo lì a memoria perenne.
L’autore è Corrado Feroci (Firenze 15 settembre 1892. Bangkok 14 maggio 1962), il cui talento artistico era stato riconosciuto dall’elbano Mario Foresi che lo presentò al comitato promotore.
L’opera rappresenta la più imponente fra quelle realizzate dall’artista nel periodo precedente a quello in cui si ritirò a vivere in oriente, in Thailandia. Qui assumendo il nome di Silpa Bhirarsi divenne un importante personaggio di quel paese.
Infatti dopo aver scolpito il busto del principe Nari, fratello del re, costui fu talmente colpito che aprì tutte le porte al Feoci. Fu nominato scultore del dipartimento reale. Dieci anni dopo fondò l’acccademia delle belle arti divenuta in seguito l’Università Silpakom il più grande centro di formazione per artisti del paese. Contribuì a modernizzare Bangkok: suo il monumento alla Democrazia divenuto il simbolo della nuova Thailandia.
Il monumento ai caduti di Portoferraio è stato criticato da Mario Foresi per l’inserimento a suo dire eccessivo di figure nel monumento.
Ogni monumento è un simbolo perché rappresenta qualcosa e qualcuno allegoricamente.
Qui non c’è solo l’allegorìa del soldato come eroe.
Il basamento è di granito che è pietra la più presente sull’Elba, è l’isola stessa.
Si innalza da terra verso l’alto sostenuto da ogni lato da conci di granito dove alcuni, quelli posteriori, sono decorati con rami d’alloro e foglie: sono le radici di un albero che possente sostiene l’opera scultorea in
bronzo.
Qui l’eroe caduto in guerra, il soldato, è un uomo seminudo che avanza con passo sicuro, la gamba destra avanti alla sinistra, il braccio sinistro col pugno chiuso sul cuore, il viso con lo sguardo sereno rivolto davanti. Ha dietro un angelo che sembra parlare all’orecchio mentre lo sostiene nel cammino. Ai lati una donna quasi genuflessa che alza un bambino che cerca di aggrapparsi all’eroe in cammino mentre dal lato opposto un altro un po’ più grande col braccio sollevato tiene in alto con la mano destra una grossa foglia d’alloro, un altro invece alle spalle sembra aiutare quasi spingendo l’eroe nel cammino.
Una donna e tre bambini: la famiglia dell’eroe.

Sempre a Portoferraio, nei giardini pubblici delle Ghiaie, si eleva un altro cippo di granito che sostiene una scultura in bronzo: il busto di Mario Foresi (1849-1932).
Anche questo si trova posato su un cippo di granito, pietra dell’Elba.
E’ posto dentro i giardini pubblici delle Ghiaie “spiaggia bianca come nevosa con davanti la tramontana e l’infinito”.
Nato nel 1849 “appartiene esso a una delle cospicue famiglie del suo paese conchiglia meravigliosa a iridati riverberi che è la sua isola natìa e ci possiede una villa moderna a balconcelli di marmo presso la curva voluttuosa di un seno di mare turchino anch’esso come il cielo”.
La villa è a Lacona “Oh solitaria casa a Lacona, cui grandi e verdi le piante ombreggiano, i poggi coronan sereni, e dinanzi le risuona il mare!”
In questa villa dove Mario trascorre la sua vita all’Elba riceve la visita della contessa Lara (Evelina Cattermale Mancini): Qui pel silenzio mesto e desolato con le antiche memorie, colle mille delusioni, col tenace amore, esalerò lo spirito malato, e del mio golfo l’ultimo fulgoremi parrà il lampo delle tue pupille”.
Mario Foresi è un poeta, uno scrittore per questo il busto di bronzo posa sopra due libri.
E’ anche un mecenate: ancora in vita donò al municipio di Portoferraio oggetti d’arte e i suoi libri.
Oggi sono nella biblioteca del comune che porta per questo il nome di “Foresiana”.
Sul frontespizio di ogni libro è stampigliato il motto “amici nemici, parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli”.
Fu anche un fecondo dettatore di epigrafi. Lo ricorda il marmo, la lapide dedicata a Victor Hugo che soggiornò a Portoferraio dagli otto mesi ai due anni di età, e all’imperatore Napoleone nella villa imperiale, la reggia “angusta ed augusta” dove l’Aquila “guarda in perpetuo la storia dei secoli, meditando”.
Lo scultore del busto non è noto ma non è certo l’ultimo arrivato se si guarda le fattura delle pieghe del vestito e i lineamenti del volto.
Mi piace pensare a Corrado Feroci.
Monumento ai caduti e busto di Mario Foresi giacciono in completo oblìo ed abbandono con il bronzo ossidato dal tempo.
(Dal libro “Alle radici dello sviluppo sostenibile. I beni culturali dell’isola d’Elba”).

Marcello Camici