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Il Darwinismo sanitario del premier inglese Boris Johnson

Di Pino Coluccia

Il Darwinismo sanitario del premier inglese Boris Johnson

Mi fanno riflettere le parole del premier inglese Boris Johnson e del suo consigliere scientifico, che hanno dichiarato che il virus, in Inghilterra, proseguirà la sua espansione fino a infettare tutta la popolazione fino a che non si raggiungerà una “immunità di gregge”, perché solo a quel punto si produrranno gli anticorpi al virus e così sarà sconfitto; il Premier ha però aggiunto che “molti perderanno i propri cari”, parenti e amici in questa espansione del virus, “programmata” perché voluta dal suo governo.

Tradotta in linea sociale, questa scelta di politica sanitaria (che assomiglia molto alla politica economica liberista che affida tutto alla libera concorrenza del mercato dove sopravvive solo chi è più forte, sia il lavoratore, sia l’impresa), è come dire che non occorre bloccare la diffusione del virus, meglio lasciarlo libero di agire fino a saturazione, anche se ci saranno un bel numero di decessi, ma saranno i più deboli, i più esposti della popolazione a perire ed i sopravvissuti saranno i più forti ed immuni.

Questa politica di liberismo sanitario, applicata in modo estremista si potrebbe chiamare un Darwinismo Sanitario, nel quale vive solo il più forte, il più adatto, tutti gli altri soccombono. Quindi per lui non occorre adottare misure di contrasto alla diffusione del virus come si è fatto in Cina, Korea, Italia e presubilmente negli altri paesi, USA compresi; non occorre che lo Stato, il Governo, un sistema sanitario ed ospedaliero, possibilmente pubblico intervangano ad assistere e curare i colpiti dal virus, ne una ricerca scientifica per scoprire il vaccino: tutto è lasciato al libero sviluppo del virus, ad un naturalismo selettivo della vita umana. Non c’è più il ruolo pubblico e sociale dello Stato, un’adeguata organizzazione sanitaria, l’assistenza, la cura. È evidente che siamo di fronte ad una ideologia estremista aberrante, antiumana, antisociale per una società, nella quale vige solo la regola che sopravvive solo il più forte, dove chi c’è la fa bene, chi non ce la fa, è destinato ad essere abbandonato alla propria sorte.

Quindi, per concludere, mi sembra che il coronavirus ci fa capire che in chi ci governa ci sono due “visioni” politiche ben diverse. Una visione “liberista” estrema, dove le persone sono lasciate a se stesse, ad una vita privata delle tutele ed assistenze necessarie a vivere con benessere e tranquillità; ed una visione “sociale” organizzata solidarmente, dove tutti, ripeto tutti, specialmente i più deboli hanno gli stessi diritti alla vita, alla salute.

Pino Coluccia