In Prima Pagina i cinghiali e la nuova legge regionale

La Regione Toscana ha emesso un provvedimento straordinario che consentirà di cacciarli tutto l’anno per tre anni. “Ma a noi una legge speciale non serviva”, ci ha detto il presidente del PNAT Sammuri. Ecco perché sull’isola il problema è particolarmente difficile da risolvere

Nei prossimi tre anni si potranno cacciare il cinghiale – ed in generale tutti gli ungulati infestanti il territorio regionale della Toscana – per dodici mesi all’anno. Questo dice la cosiddetta Legge Remaschi, dal nome del suo relatore che è anche l’assessore regionale all’agricoltura. Sarà questa la soluzione a tutti i problemi che anche all’Elba ben conosciamo, grazie alla iperattività e alla presenza incontrollata sul territorio di mufloni e soprattutto di cinghiali? Intanto i contenuti della nuova legge: il testo è stato predisposto in accordo con l’istituto superiore per la ricerca ambientale e prevede un piano triennale di abbattimenti straordinari da effettuare, in alcune zone della Toscana, anche 12 mesi all’anno. La legge individua aree vocate alla caccia e altre che non lo sono, gestisce l’attività venatoria in varie forme e organizza il monitoraggio dei risultati, effettuato da enti terzi come l’Ispra o il centro universitario di ricerca sulla selvaggina. La legge prevede anche un’abilitazione specifica per i cacciatori impegnati negli abbattimenti e filiere e accordi con i centri di lavorazione delle carni.
“A dire il vero questa legge sembra fatta per tutti meno che per il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – ci ha detto il presidente del Parco Giampiero Sammuri – qui da noi, senza bisogno di leggi speciali, catturiamo oltre 1200 cinghiali l’anno all’interno di un territorio di 15mila ettari, quale è quello dell’area protetta, tanto da essere citati da esempio in tutta Italia”. Il Parco Nazionale, infatti, a parte la sosta fra novembre e gennaio, periodo particolarmente favorevole agli spostamenti dei cinghiali sia per la particolare presenza di cibo sul territorio che per la apertura della attività venatoria, continua la sua attività per tutto l’anno. Anche per il 2016 il piano per l’ abbattimento dei cinghiali è già stato definito. Le modalita’ di abbattimento dei cinghiali da parte di operatori volontari formati dallo stesso Ente Parco sono previste da un apposito regolamento. In tale ambito sono assegnate le zone di abbattimento ed individuati i punti di sparo. I settori in cui e’ divisa l’ Elba sono : Elba Ovest, Elba Nord Ovest, Campo nell’ Elba , Portoferraio, Elba Nord Est e Capoliveri. In totale i punti di sparo sono 102 e le attivita’ di abbattimento possono essere svolte tutti i giorni con orario un’ ora prima del sorgere del sole e fino ad un’ ora dopo il tramonto. Di fronte a questa organizzazione ci sarebbe da chiedersi il perché della evidentemente eccessiva presenza di cinghiali sul territorio, ma il motivo è talmente evidente da avere automaticamente anche la risposta: la natura del territorio, certamente favorevole ai cinghiali che si rifugiano facilmente nel perimetro dell’area protetta del Parco, ma soprattutto l’attività venatoria, che non ha nessun interesse alla concreta limitazione della presenza di cinghiali sull’isola.