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Un robot per ricerche archeologiche nei fondali elbani

Sono in corso i test dell'impianto destinato alle indagini sottomarine. Potrà scendere fino a 300 metri di profondità per individuare, filmare e fotografare relitti antichi e moderni. E impedirà rapine clamorose come quella del Polluce

Un robot per ricerche archeologiche nei fondali elbani

Un robot destinato alle ricerche nel mare dell’Elba e delle isole toscane. Davanti a Livorno sono in corso le prove in mare del piccolo impianto sottomarino destinato alle indagini archeologiche sui fondali dell’Arcipelago Toscano. Sono i test finali del progetto Thesaurus, finanziato dalla Regione Toscana e che ha coinvolto le Università di Firenze e di Pisa, il Cnr, la Scuola Normale superiore di Pisa e la Sovrintendenza ai Beni archeologici della Toscana.

Il robot sarà in grado di scendere fino a 300 metri di profondità per individuare, filmare e fotografare relitti antichi e moderni. Sarà così possibile censire e salvaguardare l’enorme patrimonio culturale sommerso che ancora giace sui fondali toscani. Il progetto Thesaurus consentirà di mettere a punto una tecnologia a basso costo in grado di localizzare e studiare i relitti che giacciono sui fondali dell’Arcipelago Toscano, prima fase di una loro tutela e salvaguardia.

Proprio la mancanza di adeguate conoscenze di quanto si trova sott’acqua, magari a poca distanza dalla riva, ha portato in passato a azioni di rapina clamorose, come quella ai danni del piroscafo Polluce, affondato davanti all’isola d’Elba nel 1841 su un fondale di 100 metri. Nel 2000 il relitto venne saccheggiato da un gruppo di inglesi che riuscì a portare via monete e gioielli per un valore di alcuni milioni di euro. Se il relitto fosse stato conosciuto e adeguatamente tutelato tutto questo non sarebbe successo.