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Ora c’è il rischio che Piombino diventi un porto-cattedrale nel deserto

di Marzio Galeazzi

Ora c'è il rischio che Piombino diventi un porto-cattedrale nel deserto

Osservazioni sui recenti finanziamenti per il porto di Piombino
Mi riferisco:
1. al comunicato/intervista con il governatore della Toscana Enrico Rossi pubblicato su Tenews il 15 giugno 2013
2. al comunicato, senza data, pubblicato sul sito dell’APPE a firma Guerrieri.
3. All’articolo di oggi su Tenews dal titolo Porto di Piombino … arriva il disco verde…
Ovviamente, secondo la vecchia, logora logica assistenzialista, l’essere riusciti ad arraffare 111 milioni e più di risorse pubbliche è un fatto positivo. In un momento storico di quasi sfacelo del Paese è importante invece essere sicuri che ogni risorsa pubblica sia spesa con la certezza che l’investimento generi effetti produttivi in prospettiva, oltre all’indubbio effetto positivo sull’economia e sull’occupazione derivante dall’immissione di denaro per i lavori pubblici eseguiti.
La mia paura è che si costruiscano le ennesime cattedrali nel deserto, tipiche purtroppo di troppi investimenti pubblici.

Mi domando: è stata fatta un’analisi costi/benefici degli investimenti in progetto? È già stata fatto lo studio di impatto ambientale? Ero ancora un ragazzo quando lo scarico nel nostro mare dei famosi e famigerati fanghi della Montedison di Scarlino creò uno dei primi clamorosi episodi di sensibilizzazione ambientale in Italia. Ora tutto il materiale della escavazione del porto finirà, portato dalle correnti, nelle acque del Parco Nazionale? A meno che non facciano una nuova bella montagna in Val Cornia!

Passo ora all’analisi dei vari punti come li ho percepiti
VIABILITA’
Ottima cosa che si migliori la viabilità per raggiungere il porto e gli imbarchi per Elba, Sardegna e magari Corsica.
Mi auguro solo che si ottenga una netta divisione fra il traffico diretto in città e quello per il porto.

DEMOLIZIONE del RELITTO della COSTA CONCORDIA
L’affondamento della Costa Concordia è stata una tragedia immane ed ha un costo enorme per la comunità. Ma siamo sicuri che la demolizione del relitto avverrà a Piombino. Per legge il relitto appartiene all’armatore o alla compagnia assicuratrice e salvo interventi d’imperio della autorità, che da quello che so non sono stati ancora presi, sono questi soggetti privati che decidono. Nella trasmissione televisiva “In Onda” di due sabati fa è stato detto che è intenzione di Costa demolire il relitto in Turchia (dove stanno già demolendo la Costa Allegra, incendiatasi nell’oceano indiano pochi giorni dopo il naufragio della Costa Concordia). La regione toscana e il commissario dell’APPE danno per certo che la demolizione del relitto avverrà a Piombino. Ne abbiamo la certezza?

Il presidente Rossi, con il parere dei suoi “tecnici”, prevede, sfruttando l’occasione, di inserirsi nel campo delle demolizioni navali.
Peccato che il settore delle demolizioni navali sia morto e defunto in Europa! E’ un settore a bassissima tecnologia, elevato impatto ambientale e nel quale il basso costo della manodopera, oltre i limiti dello sfruttamento, è strategico.
I vari canali TV specializzati in documentari hanno trasmesso già molte volte servizi sulle demolizioni sulle spiagge di India, Pakistan e Bangladesh dove giganti del mare o vecchie carrette – dopo essere state spiaggiate grazie all’escursione fra alta e bassa marea ed alla spinta delle loro macchine – vengono poi aggredite da moltitudini di disperati che, armati di fiamma ossidrica e lavorando in condizioni non da esseri umani, le smantellano in poco tempo.
Per documentarmi ho fatto una breve ricerca su Internet ed ho trovato due documenti significativi.
Il primo è un’intervista alla titolare di un cantiere della Spezia (una volta porto principe per le demolizioni navali in Italia) pubblicata dal sito “Ship2shore” del 3 marzo 2008 dal titolo” Le demolizioni navali? Non abitano più qua”. Il commento è inutile
Il secondo è un articolo di Francesco Bottino, pubblicato sul sito “Economiaweb” il giorno 18 febbraio 2013.
Brevemente: nel 2012 365 navi europee sono state smantellate in Oriente con un aumento del 75% sull’anno precedente. Gli armatori italiani hanno aumentato il loro apporto del 300% (29 navi). La Grecia ha inviato 167 unità, la Germania 48, la Gran Bretagna 30, la Norvegia 23 e l’Olanda 5.
In Europa il leader delle demolizioni navali è la Turchia dove, nei prime sette mesi del 2011, sono state demolite 240 navi. Il presidente della Toscana Rossi vorrebbe inserirsi in questo mercato da “straccioni a prezzi da fame” basato sullo sfruttamento degli operai (una scelta perfetta da ex o post comunista che sia). Complimenti ai suoi esperti e a lui che li ha paga anche!!!! (con i soldi pubblici naturalmente).

SIDERURGIA
Il Guerrieri invece nel suo comunicato sul sito dell’APPE dopo aver indicato le manutenzioni, le riparazioni navali (e il bacino di carenaggio?) e le crociere nel futuro di Piombino, illustra la costruzione di un nuovo attracco per navi porta rinfuse (carbone e ferro) di grandi dimensioni. Il tutto ovviamente in funzione della siderurgia.
Scelta strategica da condividere (ma una quarantina di anni fa) quando la siderurgia italiana non era nello stato tragicamente comatoso che leggiamo su tutti i giornali.
Purtroppo la fine della siderurgia a Piombino non è solo possibile ma altamente probabile.
Ben vengano gli investiment, ma si facciano quelli giusti basati non su sogni e speranze ma su serie analisi di mercato e serie analisi costi benefici, che quindi possano produrre reale benessere per tutti.
Speriamo che Piombino non diventi la Gioia Tauro del 2.000 (Il porto calabrese è il perfetto esempio di “cattedrale nel deserto” che dopo una breve fiammata nel traffico container ha di nuovo grandi problemi).

Ovviamente, per il bene dell’Italia, di Piombino e dell’Elba, spero di sbagliarmi e mi auguro che queste mie valutazioni pessimistiche siano smentite da argomenti incontrovertibili. Ma, le poche e demagogiche indicazioni diffuse dalla stampa, preoccupano molto.

Mi permetto un commento “politico”. Questi fatti sono l’ennesima dimostrazione del disastro causato dai partiti che nominano negli enti e società pubbliche non esperti ma scelgono gli amministratori fra i loro iscritti per….. meriti partitici.