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Hai fotografato il cuore del paese. Ciao Carlo, Rio ora è più povera

di Umberto Canovaro

Hai fotografato il cuore del paese. Ciao Carlo, Rio ora è più povera

Quando in un piccolo paese come Rio Marina vengono a mancare personaggi del lignaggio di Carlo Carletti, si può essere certi che esso si impoverisce. Non si può non riconoscere, al di là dei meriti e demeriti che ciascuno di noi può avere in vita, che Carlo fosse una personalità evidente ed eminente, un appassionato di riesità come pochi altri, un eclettico cui non difettava la morbosa curiosità e il gusto estetico delle cose belle. Carlo è stato tante belle cose tutte assieme: scrittore, collezionista di documenti antichi sul nostro paese, cronista per mezzo secoli dei fatti paesani; ma soprattutto fotografo, e di razza, di quelli che girano con la macchina fotografica a tracolla, perché se perdono l’attimo di una foto particolare o suggestiva, non se lo perdonano per mesi. Le sue foto hanno reso famosa e più “leggibile “ Rio Marina, come i suoi “RACCONTI RIESI” hanno fatto tanto amarcord fra i non più giovani, quasi a far da contrappasso con i suoi aneddotici ricordi a un mondo che oggi non si capisce più, e che forse Dio ha voluto preservarlo dalla delusione di vederlo ancor più degenerato e incomprensibile. Carlo è stato anche il nume tutelare de La Piaggia, il trimestrale del Centro velico paesano, che lo riportava come direttore responsabile. Meticoloso e severo nel suo lavoro, allegro, gioviale e sempre pronto alla battuta: un riese verace, di quelli che sono insostituibili per la cultura e la riesità che si portano addosso. Penso che nel Pantehon delle personalità che hanno segnato lo scorso mezzo secolo, possa degnamente trovare un posto anche lui, visto che a suo modo, per come sapeva, ha contribuito a far conoscere (e amare) la nostra Rio. Mi piace ricordare questo caro amico per come mi apparve, in una sera afosa come potrebbe essere stasera, spuntando dal nulla, sul bagnasciuga della spiaggia di Cala Seregola con l’inseparabile macchina fotografica a tracolla, un paio di pantaloncini corti a righe variopinte verticali, con quegli occhi sempre in movimento da eterno bambino in cerca del meraviglioso da immortalare. E non è detto, che un giorno, tornando a Cala Seregola, non abbia a rivederlo così. Ciao Carlo, che il riposo ti sia propizio.