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Tozzi: “Leadership etica del Parco, testimonial di valori”

Nel testo della relazione di fine mandato del presidente uscente le riflessioni sul gradimento dell'ente: "Posizioni critiche a priori, è soggetto perturbativo dei poteri locali". "Spesso le critiche più diffuse sono mosse da aspettative in contrasto con poteri normativi e amplificate da campagne mediatiche ostili"

Tozzi: "Leadership etica del Parco, testimonial di valori"

Con inevitabili sfumature critiche, si può dire che per la gran parte delle forze politiche locali (e presumibilmente dei cittadini) il rapporto dell’ormai ex presidente del Parco, Mario Tozzi, con la comunità locale si è rivelato un sostanziale fallimento, ed è stato caratterizzato per lo più da reciproca incomprensione. Tozzi, secondo molti, ha individuato negli elbani (con le dovute eccezioni) una sorta di massa critica ostile al Parco e ai temi dell’ambiente, e da coerente ambientalista ha preso la questione di petto, a colpi di bacchettate e denunce di quelli che ha considerato comportamenti e approcci scorretti e dannosi. Molti gli hanno rimproverato soprattutto di non aver mai trovato il tempo di illustrare e descrivere anche (con i mezzi anche divulgativi e mediatici di cui dispone) lo straordinario patrimonio naturale, geologico, di biodiversità, di storia, e di paesaggio di cui l’Elba dispone (anche grazie a chi l’ha abitata).

Ma qual è il punto di vista di Tozzi? Qual è il suo bilancio istituzionale di questa storia (di quello personale abbiamo già dato conto)? Lo si può capire da alcuni passaggi della relazione che Tozzi ha rilasciato e illustrato alcuni giorni fa, e che oggi il Parco pubblica insieme al Bilancio. Sono riflessioni che spiegano, meglio di molte analisi, la strategia alla luce della quale il presidente uscente ha spesso assunto posizioni “anti-elbani”, o percepite come tali. “L’autorevolezza agita in tale scenario – dice per esempio Tozzi – consiste soprattutto nel dedicare molto tempo all’informazione per mettere le persone nelle condizioni di comprendere”.

COMUNICAZIONE ECOLOGICA AD AMPIO RESPIRO
La cultura del “fare il Parco” si è sostanziata anche attraverso un “posizionamento” per indurre comportamenti che esprimono valori culturali improntati al rispetto e alla responsabilità individuale per la tutela ambientale in senso lato. Il coinvolgimento dell’Ente è stato sempre più ricercato quale “testimonial di valore” a supporto delle azioni di interesse comune per migliorare la gestione dei rifiuti, per promuovere la tutela della risorsa idrica, in generale per sviluppare attività economiche collegate al benessere delle popolazioni locali.

COSTRUZIONE DI ALLEANZE VIRTUOSE E COOPERAZIONE
Il mondo del volontariato e la componente ambientalista hanno avuto un ruolo determinante nel costruire la forza operativa del Parco. Si è intrapreso un percorso di confronto con le componenti antagoniste per conquistare il necessario clima di affezione. Non è stato facile superare le posizioni critiche a priori nei confronti dell’Ente in quanto soggetto pubblico “perturbativo” di equilibri di poteri locali. Il Parco, fin dalla sua nascita, ha sofferto di contorte vicissitudini alimentate da una storia gestionale intermittente, contrassegnata da frequenti cambiamenti di timone, da alterne fortune finanziarie, da aspettative di risoluzione di problematiche indipendenti dalla vocazione di area protetta dell’Ente. Questa storia ha inciso sulla percezione diffusa ed è tuttora faticoso aggregare adesioni positive. Si segnala comunque una crescita dell’appeal soprattutto nel mondo dell’imprenditoria turistica giovanile e delle aziende che producono prodotti locali.

ATTIVAZIONE DI ANTIDOTI ALLA BANALIZZAZIONE DEL PROBLEMA PRO-CONTRO PARCO
Sull’Elba il 53% di ambito protetto risulta difficilmente distinguibile dal restante 47% per la grande discontinuità del perimetro e per l’impossibilità di dimostrare il valore aggiunto prodotto dal lavoro dell’Ente. Le critiche più diffuse sono mosse da aspettative spesso in contrasto con i principi normativi e sono state sovente amplificate da sapienti campagne mediatiche dichiaratamente ostili all’Ente. La semplificazione del concetto di tutela spesso si carica di richieste di adempimenti non pertinenti all’Ente (risolvere la questione energetica, pulire il mare, sistemare i vecchi castagneti, raccogliere i rifiuti dalle strade) che deludono i cittadini che hanno molte difficoltà a comprendere il quadro delle competenze. L’autorevolezza agita in tale scenario consiste soprattutto nel dedicare molto tempo all’informazione per mettere le persone nelle condizioni di comprendere.

LA RICERCA DELL’AFFIDABILITA’
Si è puntato all’autorevolezza istituzionale investendo sulla competenza gestionale e sul raggiungimento di standard di efficienza oggettivamente percettibili. Si è cercato di dar prova di affidabilità esercitando un fattivo controllo, promuovendo la comunicazione, attivando laddove è stato possibile percorsi di ascolto delle aspettative della comunità per far scattare la fiducia nell’Ente. Quale soggetto istituzionale deputato alla tutela ambientale, il Parco si è accollato una sorta di leadership etica e responsabile orientata al conseguimento di buone pratiche e alla connettività interistituzionale. Sono nati parternariati con altri parchi, sono state prodotte numerose convenzioni con EE.LL. e con soggetti del mondo economico.