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Homeschooling, i vantaggi dell’educazione parentale

Alternativa all'istruzione pubblica: dà migliori capacità e competenze sociali

Homeschooling, i vantaggi dell'educazione parentale

Le motivazioni che possono spingere una famiglia a scegliere l’homeschooling o scuola familiare sono le seguenti: la scarsa fiducia del sistema scolastico attuale basato su schemi ed istituzioni che non funzionano piu’ per il massimo bene degli studenti, la ricerca di flessibilita’ nell’apprendimento, motivi religiosi, etico/ culturali, la protezione dei propri figli dai fenomeni di bullismo, etc. Ogni famiglia, potrebbe annoverare tanti motivi in piu’, quali ad esempio la possibilita’ di ottenere migliori capacita’ e competenze sociali in quanto l’educazione parentale permette ai ragazzi di vivere nella societa’ mettendoli in relazione con persone diverse per eta’ e status , affrontare e approfondire argomenti che solitamente non vengono svolti a scuola quali arte, musica, teatro, rapporti diretti con l’ambiente circostante, contatto con la natura e gestione diretta dell’attivita’ quotidiana, quali cucinare, pulire, ordinare etc osservando direttamente i propri genitori o i tutor a cui vengono affidati e scelti.
Comunque, alla base, e’ necessario fare alcune considerazioni prendendo atto dell’attuale realta’ scolastica. I ritmi dell’educazione sono gli stessi della societa’: frenetici. Nelle scuole tradizionali le conoscenze si presentano come un capitale che bisogna accumulare. Gli studenti, infatti, sono spinti , dal sistema, a moltiplicare le conoscenze. Lo scopo, in questa societa’, e’ quello di avere di piu’ e quanto piu’ velocemente. A detta degli schemi sociali occorre che i bambini imparino a camminare, a parlare e poi a scrivere piu’ velocemente possibile; una volta raggiunto il periodo scolastico, s’innesca il meccanismo, in parte obbligato dalle istituzioni, dell’ossessione di portare a termine il programma ministeriale entro un termine prefissato. Sembra proprio che se “il fast food” appare come un simbolo della contemporaneita’, le scuole appaiono come il “ fast food” dell’educazione, nel senso che lo studente non riesce a “gustarsi” i ritmi dell’educazione in generale. A tal proposito i pedagogisti che riflettono sui ritmi dell’educazione moderna, propongono un rallentamento che consenta una migliore “ qualita’ educativa”. L’educazione lenta, tende a ridefinire i tempi e gli spazi non solo scolastici ma sociali. La temporalita’ delle scuole riflette la competizione sia dentro che fuori le aule.
Infatti, nella scuola la competizione e’ tra gli studenti ; chi riesce meglio ad adeguarsi ai ritmi scolastici, ad immagazzinare la maggiore “quantita’ ” di capitale nozionistico, risulta vincitore nella “ competizione scolastica”.
La scuola della competitivita’ e’ una scuola materialista e “ disumanizzata”, che sotto la maschera dei risultati nasconde il suo mancato contributo ad una societa’ piu’ equa e giusta. Si pensi ad una giornata tipo dello studente: al suono della campanella si passa dall’algebra a biologia, da inglese a scienze e così via senza che ci sia relazione tra le parti. Questa pratica, conduce all’ossessione per il tempo che non basta mai, alla marginalizzazione di attivita’ non finalizzate all’acquisizione di nozioni, ad una fretta senza motivo perche’ mossa piu’ da preoccupazioni burocratiche che realmente educative. Questo ritmo pertanto e’ contraddittorio con quello armonioso della vita che passa dall’alba al tramonto, dalla nascita dell’idea alla preparazione ed infine alla creazione e dall’imparare a camminare poi a parlare seguendo la “ logicita’ naturale “.La mancanza di armonia ma soprattutto la “competizione scolastica” entro termini temporali ristretti crea, a lungo andare indifferenza e leggerezza; ma, se tutto e’ fugace e transitorio allora nulla ha valore… La scuola che corre non e’ una scuola che educa e quindi non da la possibilita’ di trasformare la conoscenza in saggezza e l’ educazione in profondita’ . Solitamente, e’ verificabile che la grande maggioranza degli apprendimenti scolastici rimangono superficiali e non sono realmente metabolizzati ; le nozioni acquisite in vista di verifiche periodiche vengono poi cancellate per far spazio ad altre nozioni. Quindi, non si puo’ parlare di apprendimento fino a quando cio’ che si studia non acquista significato. Cercare il senso, pero’, richiede tempo ma questo e’ estremamente difficile con i ritmi attuali. I pedagogisti hanno lanciato proposte che, per quanto riguarda la scuola, comprendono ad esempio la riorganizzazione dell’orario scolastico, con la predisposizione di unità più lunghe dell’ora, la riduzione del tempo dedicato alle aree strumentali e l’aumento delle ore dedicate alla conoscenza dell’ambiente sociale e naturale, l’introduzione di attività libere e di momenti di conversazione, una diversa valutazione che rispetti la diversità di ogni studente, decidere insieme agli studenti cosa è importante studiare, e così via. Sono proposte facilmente realizzabili e di fatto, spesso già realizzate nelle scuole familiari, nelle scuole democratiche e libertarie. Più difficile è immaginare che la scuola pubblica, con la sua rigidità burocratica, possa aprirsi e sperimentare un ritmo diverso. La scuola familiare invece rispecchia ed attua le proposte dei pedagogisti, impostando la scuola “non competitiva” evidenziando anche la responsabilita’ che i genitori si assumono direttamente nell’educare i propri figli. In tal caso si recupererebbe la piena significatività politica di ogni autentica prassi educativa.

Simonetta Parrini