Poggio ha portato in trionfo la castagna, “l’oro di legno” vitale risorsa degli avi, e tutta l’Elba e i turisti del “ponte dei santi” hanno portato in trionfo il mitico borgo che riscatta ogni anno i fasti di una tradizione storica e culturale che affonda le radici nella notte di una plurisecolare economia rurale. Favorita da un’anticipata estate di San Martino ( il 30 ottobre 2011 ha consumato le ultime briciole di una lunga e favorevole stagione estiva), la 32° edizione della Castagnata ha vissuto una giornata memorabile per l’interminabile pellegrinaggio di folla, calcolata in diverse migliaia con l’80% di isolani. Memorabile, inoltre, per l’offerta di un prodotto genuino ed integro anche se sopravvissuto miracolosamente per grazia del cielo. Per una serie di circostanze fortuite e fortunate, quest’anno la castagna elbana sfida a testa alta le più titolate consorelle del continente e potrebbe, se curata e protetta come una volta, conquistare i mercati rilanciando i tempi della corsa al ferro e al granito.
Incredibilmente qui all’Elba, dove approdano genti di ogni parte del mondo, non sono sbarcati gli invasori cinesi, sotto forma di orde di insetti che stanno distruggendo i castagneti in giro per l’Italia dimezzandone la produzione per quantità e qualità. Se altrove le coltivazioni all’insegna dei più sofisticati medicamenti si sono rivelati fallimentari e controproducenti, all’Elba paradossalmente lo stato di abbandono e di incuria dei boschi e le scorrerie di cinghiali e di mufloni hanno finito per rafforzare le resistenze della castagna contro i mali del modernismo tecnologico. Come ogni anno, i suggestivi fondali delle scalinate, delle piazzette e delle stradine sempre fiorite di Poggio, e addobbate per l’occasione con 50 gazebo/stand/bancarelle, hanno fatto da scenario al canto delle caldarroste (quasi mezza tonnellata!) abbrustolite nelle ruote e sui graticci, al profumo delle grigliate e agli stimolanti colori, odori e sapori del castagnaccio e delle altre ghiottonerie confezionate con le castagne dalle sapienti mani delle pogginche.
La festa enogastronomica è stata allietata ed esaltata da un ricco menu di pappardelle, zuppe e carni (sempre condite con le castagne) ispirato da una squadra di cuochi di primo ordine. Incoraggiati dai promotori ed animatori della “caldarrostata”, Carlo Eugeni, il re dello slow-food con il chiodo fisso della valorizzazione del “Comune unico” dei prodotti locali, e dall’assessore Fortunato Mazzei, presidente del circolo “Amici di Poggio”, fior di professionisti “pucinchi” d’adozione, e persino esperti dell’alta finanza che hanno voluto mantenere l’anonimato, hanno affiancato i paesani di collaudata esperienza nel servire il pubblico che ha affollato all’inverosimile ogni angolo del borgo da mattina a sera. Nelle bancarella agghindate in stile “oro di legno”, non solo è stato presentato il meglio dell’enogastronomia locale, ma anche una selezione dell’artigianato d’autore (ceramica in testa) e della letteratura elbana, con la scrittrice naif Vittorina Ricci, e con l’architetto Silvestre Feruzzi, diventato il massimo esperto della storia e dell’arte elbana. Nell’aria tersa di Poggio, a sera aleggiava ancora il fantasma del 51° stand che avrebbe dovuto raccogliere firme, pensieri ed umori sul progetto del Comune unico elbano che sta suscitando tante polemiche campanilistiche tra i pro e i contro, e che, invano, si era prenotato per la piazza della festa.