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“Chi dovrebbe dare risposte non risponde neanche più al telefono

La famiglia dell'alunno: "La sua insegnante ha perso il posto, per lui non c'è più alcun progetto. Nel caso in cui si sentisse male che accadrebbe?"

"Chi dovrebbe dare risposte non risponde neanche più al telefono

Un nuovo caso di un bambino che, lo racconta la sua famiglia, vede di fatto negato il suo diritto a seguire regolarmente la scuola. Ecco la lettera della mamma che racconta la sua storia:

“Mi chiamo Cinzia, mamma di un bambino di nove anni, affetto dalla nascita da laringo broncospasmo cronico. La vita di  mio figlio è stata accompagnata sin dai primi anni di età da numerosi ricoveri, dovuti sia a quattro broncopolmoniti, ma sopratutto per problemi respiratori dovuti alla sua patologia. Tutto questo è stato fatto presente sin dal primo anno di Scuola primaria con tutte le certificazioni del caso e chiedendo che fosse tutelato al meglio per poter affrontare tutto il periodo scolastico, consentendo al bambino di evitare più possibile i numerosi attacchi che lo avevano accompagnato negli anni precedenti, considerando sopratutto il fatto che la classe dove avrebbe frequentato mio figlio, presso l’ istituto di Capoliveri, era numericamente inferiore da poterla dividere, perchè il bambino non solo ne essita di spazi aerati, sopratutto non sovraffollati e siccome si trattava di 23 bambini e tre insegnanti, il primo anno scolastico, grazie alla richiesta fatta dalla dirigente scolastica del Comprensorio di Porto Azzurro, (da cui dipende la scuola),  dottoressa Lorella Dibiagio e alla vice signora Lucia Fasola,  al bambino furono concesse 19 ore con progetto ad personam, visto il caso, con la presenza di due insegnanti di ruolo  e una terza che lo accompagnò durante l’intero anno scolastico, non come sostegno, né come handicap, ma come compresenza indicativa sul bambino. Nel secondo anno, cioè nella seconda elementare gli viene riconosciuto sempre un progetto simile, con le sue due insegnanti di ruolo, più un terza e però già ore in meno disponibili cioè dodici. Queste due soluzioni, premetto che non hanno evitato al bambino di avere attacchi anzi ancora numerosi e sempre certificati ovviamente tutte le volte presso il comprensorio di Porto Azzurro Si arriva allo scorso anno quando io, che non ho mai perso di vista la situazione di mio figlio, nell’ agosto 2010 visto le difficoltà già presenti nell’ ambito scolastico, mi metto in contatto prima con la Direzione scolastica di Porto Azzurro, e, la dirigente più affranta di me, mi dice che purtroppo per lui non è ancora stato definito il progetto e per cui mancavano le ore per aiutarlo, successivamente  mi metto in contatto con l’Ufficio scolastico provinciale di Livorno, il quale mi conferma che ore per mio figlio non ce ne sono e  non sapevano come fare, allora decido di parlare con la direzione generale di Firenze, Organo regionale, e, un loro dirigente, visto il caso da lui stesso definito atipico e grave, mette a disposizione alla cortese attenzione dell’Ufficio scolastico provinciale di Livorno, la richiesta di poter usufruire nei confronti di mio figlio, di 5 ore aggiuntive, senza presenza della terza insegnante, ma come compresenza delle sue due insegnanti di ruolo, al fine di poter in qualche modo aiutare mio figlio, e, visto l’accaduto io stessa chiesi al dirigente per l’anno futuro se ci sarebbero stati gli stessi problemi, lui con  certezza mi disse che ASSOLUTAMENTE NO, visto che le due insegnanti erano di ruolo non solo veniva  garantita la continuità didattica, ma visto il caso, la presenza umana delle insegnanti che ormai conoscevano mio figlio perfettamente, a tal punto da intervenire immediatamente ogni qualvolta il bambino stesse male, prestandogli le prime cure e preoccupandosi di telefonarmi, e,  ogni anno l’avrei dovuto chiamare per sentire come procedeva il progetto. Durante però l’ anno 2010-2011 mio figlio ha avuto lo stesso numerosi attacchi e quello più doloroso si è manifestato nel maggio 2010, quando io stessa portai mio figlio al pronto soccorso, perchè a causa di una violenta crisi di Broncospasmo il bambino  era come svenuto e non potendo io intervenire come faccio sempre, perchè chi come me ha un bambino con dei gravi problemi di salute, non solo deve essere mamma, ma sopratutto infermiera del proprio figlio, dovetti fargli fare subiti degli accertamenti di urgenza, proseguiti mettendo in evidenza proprio la necessità con accertamenti più importanti, come, e, non solo, quelli cardiaci, per scongiurare che nel tempo la patologia, non avesse creato danni più gravi, sopratutto dovuti alle dosi di cortisone che il bambino prende per quasi tutto l’anno e farmaci broncodilatatori che gli permettono di stare meglio.

Il bambino continua dopo la degenza dovuta, a frequentare, concludendo l’anno e premetto che lui come un piccolo uomo, tra un attacco e un altro riusciva anche a fare i compiti, rimettendosi, con me al suo fianco, sempre in pari. Prima del finire della scuola, vengo informata insieme alle altre mamme che una delle due insegnanti di mio figlio, non ci sarebbe più stata, perchè a causa dei tagli, era perdente posto;  io fiduciosa di ciò che mi aveva detto il dirigente regionale, invio una lettera alla Direzione generale di Firenze, mettendo in evidenza che l’insegante in questione, non era precaria, ma di ruolo e sopratutto, era una delle due inseganti del bambino, la sua presenza doveva essere presa in considerazione più approfonditamente visto la salute del bambino. Quasi ingenuamente, pensai che tutto questo bastasse, invece no, assolutamente no, perchè giunti ad agosto di quest’anno, come sempre mi reco al comprensorio, dove vengo informata che non solo l’ insegnante aveva perso il posto ed era stata mandata ad altro comprensorio, ma che per lui non c’era nessun progetto. Mi metto immediatamente in contatto con la direzione generale, sempre parlando con lo stesso dirigente, il quale mi invita a star tranquilla perchè sicuramente rifacendo un progetto su mio figlio, l’insegnante sarebbe potuta rientrare e di richiamarlo dopo qualche giorno. Così feci, era il 1^ settembre, quando all’ altro capo del telefono, mi sento rispondere che il dirigente in questione se ne era ANDATO IN PENSIONE, lasciando l’ incarico ad un’altra dirigente, la quale dopo numerose telefonate avute per trovare una soluzione, mi consiglia di far richiesta della legge 104 per dar a loro la possibilità di intervenire sul bambino. Il bambino, ci tengo a sottolinearlo, non ha un handicap, non ha bisogno di un sostegno, ma ha bisogno di trovare persone che capiscano umanamente la sua patologia senza cercare sotterfugi, solo per riparare all’errore di qualcuno, la dirigente mi disse che potevo anche parlare con il direttore generale, sempre presso l’Ufficio scolastico regionale della Toscana, a Firenze e così feci prima telefonicamente, senza ricevere, nonostante un email molto dettagliata, nessuna sua risposta ne scritta, ne telefonica. Infine decido di chiamare direttamente il ministero della Pubblica istruzione, nella straordinaria  persona del Dirigente ministeriale dottor Silvestri, che nonostante i suoi molteplici impegni, trovò il tempo di ascoltarmi e di mettere in moto subito nell’immediato una soluzione, chiamando il direttore generale scolastico di Firenze e discutendo all’altro capo del telefono, di come poter fare, dato che s trattava del 13 settembre e proprio l’ indomani cominciava la scuola e mio figlio non poteva entrare a scuola visto la situazione, ma lui mi rassicurò dicendomi che nel breve tempo possibile, la situazione si sarebbe sistemata. Intanto mio figlio  resta a casa, passano i giorni, continuano le le telefonate, con i vari organi che mi hanno interpellato personalmente sia il provveditore agli Studi di Livorno, sia il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale di Firenze, confermandomi che stavano lavorando per lui. Premetto che ogni giorno, almeno due volte, interpello il mio comprensorio e l’unica novità in ben 13 giorni ormai, è quella che di un fatidico progetto che stanno vagliando al più presto (vedi allegato) ma a tutt’oggi senza alcuna risposta positiva per il bambino.

Da madre vorrei poter chiedere al ministro Maria Stella Gelmini, se quando ha introdotto la nuova riforma scolastica, si è domandata di che fine facevano i bambini come mio figlio, e, da madri disperate come me, che cercano e trovano conforto solo ed esclusivamente nella direttrice scolastica dottoressa Di Biagio e nel suo direttore ministeriale Silvestri, fiduciose di poter trovare organi competenti che aiutino i nostri figli a crescere, invece di ritrovarsi a parlare di come tuo figlio stà male, come gli manca il respiro, come rischia di svenire e sentire solo un mezzo tono di voce dall’ altro capo del telefono che ti fa capire che tuo figlio è per loro solo un NUMERO; ma senza considerare che mio figlio è un essere umano, che capisce, ragiona e ama la scuola al punto di farmi prometter che se quest’anno si sentisse male, non devo portarlo via, ma dargli le medicine e rimanere con lui finchè l’attacco non passa. Come si sentirebe signor ministro se al mio posto ci fosse lei? O tutte le brave persone che si trovano tra la dirigente scolastica e il dottor Silvestri, le quali non si fanno più trovare nemmeno telefonicamente e che lui o tutti i bambini con problemi diventano per loro stesse un problema, perchè chi lavora signor ministro in un settore così delicato dovrebbe conciliare gli incarichi professionali, ricordando sempre che stà lavorando con dei bambini e non delle macchine, di usare un pò di più il cuore e il rispetto verso esseri umani che non si possono difendere, e con loro, noi famiglie. Uso il plurale perchè io sarò sicuramente una tra le tante mamme che vivono angoscia,disperazione e credo ciecamente che tutto questo non dovrebbe accadere, visto che siamo in un paese dove vige una Costituzione che stabilisce i diritti di ogni cittadino senza tener conto del colore della pelle, religione e malattia. Infine le dico anche signor ministro, che se come lei stessa ha dichiarato con una recente intervista, sua figlia, non sente la crisi, altri bambini meno fortunati della sua come il mio, sono costretti a rimanere a casa, perchè privati dell’insegnante, del progetto e non solo,  vivendo una realtà scolastica dentro un plesso collocato su due piani e con riduzione di personale Ata, mi spiega lei che dovrebbe trovare la soluzione a tutto, come posso io mandare mio figlio a scuola, che se nel caso si senta male, l’insegnante che fa, lascia la classe per portare fuori mio figlio, oppure si rivolge al personale Ata, che magari in quel momento è al piano di sopra, non avendo il tempo e né il modo di soccorrere mio figlio? La invito a rispondermi come madre, non come ministro.