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Poggio, la piazza, i castagni. Le madeleine di Ferruzzi

Incontro con l'architetto che ha progettato la riqualificazione del cuore del paese - regista e scenografo della compagnia dei Tappezzieri

Poggio, la piazza, i castagni. Le madeleine di Ferruzzi

Si sono concluse nella rinnovata piazza del Castagneto a Poggio, le repliche estive di “Le Dindon”, con la Compagnia dei Tappezzieri che dà appuntamento al pubblico per la prossima stagione autunnale. Nella suggestiva cornice, con vista panoramica su Marciana Marina e parte dell’Isola, il distinto signor Pontagnac ancora una volta ha cercato di sedurre la moglie del suo caro amico Vatelin, dando il via al dispiegarsi di tutta una serie di equivoci, scambi di coppia, battute e scene umoristiche ed ironiche che prendono in giro un certo tipo di intreccio, che si ritiene arguto ma alla fine non raggiunge il suo scopo.

Anfitrione della serata la piazza del Castagneto inaugurata lo scorso 11 luglio dopo la sua riqualificazione progettata dall’architetto “pugginco” Paolo Ferruzzi scenografo e regista della Compagnia dei Tappezzieri. Un gesto d’amore verso la sua isola alla quale torna sempre pur essendo Ordinario della Cattedra di Scenografia teatrale, cinematografica e televisiva a Roma.

Qual è la radice di questo grande amore, che la porta a fare tanta strada pur di tornare sempre al suo paese sull’isola?

“Per me il profumo del castagno in fiore, gli odori dei boschi in cui ho trascorso la mia infanzia, il frusciare di una lucertola sulle foglie cadute, il vento che accarezza gli aghi dei pini, il paese di Poggio con le sue campane che sfiorano il cielo e il clacson del pullman di linea che sale lungo la vallata che scivola verso il mare sono come la “petit madeleine” per Proust nella sua Recherche”….

“La riqualificazione della piazza va oltre il normale riassestamento, quali idee hanno guidato il suo progetto?”

“Tecnicamente è una riqualificazione ma, per chi vive e frequenta questo piccolo centro, ritengo sia molto di più. E’ restituire al paese la possibilità di usufruire di uno spazio perduto, di un’agorà nell’accezione del termine, dove potersi trovare, giocare, ascoltare musica, fare due chiacchiere… Abbiamo usato materiali locali a cominciare dal granito elbano e compiuto un approfondito studio storico prima di dare il via ai lavori. Tra gli aspetti qualificanti che recuperano la storia e la tradizione di questo luogo c’è la fontana ove anticamente si trovava un abbeveratoio, il recupero dello scivolo del Chiasso che con la nuova impostazione architettonica viene a trovarsi quale elemento di cerniera con le vicine strade che di là si dipartono e infine l’obelisco, che assurge a punto centrale della rosa dei venti che disegna l’impostazione dell’intera piazza”.

Un amore che unisce luoghi e memoria grazie al presente, come si legge nella prefazione-dedica del suo libro “Jovis, Giove, Podium, Poggio”:

Dedico:
ai miei genitori che mi hanno
fatto amare questo paese;
a mia moglie Mimma, ai miei figli
Silvestre e Costanza perchè assieme
percorriamo questo sentimento;
agli abitanti di Poggio, perchè senza loro
questa Comunità sarebbe stata una
indefinita realtà
a tutti quelli che una macchia
d’ inchiostro ha cancellato dal
Documento e dalla Storia;
e a tutti coloro, per dirla con Bufalino, che
tra la polvere degli scaffali non cercano
solo testi senza tempo dei poeti Supremi,
ma fiutano il calore residuo delle esistenze
che furono, le pedate furtive della storia”.

Gemma Messori