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“PROPONGONO UNA MEDICINA PRESCRITTA DA FIRENZE”

MARTINENGHI: "L'ESTINSIONE DEI COMUNI SAREBBE UN DANNO ULTERIORE"

"PROPONGONO UNA MEDICINA PRESCRITTA DA FIRENZE"

Quando si discute di nuovi assetti istituzionali per l’Elba – si tratti di Comune unico o nuova Provincia – è bene avere ben chiara la normativa (l’ormai nota legge 267/2000 che disciplina gli enti locali, scaricabile da internet) e la percezione di chi siamo, da dove si viene e dove si vuole andare nell’attuale quadro politico italiano. Ho già esposto, norme alla mano, le ragioni per cui il Comune unico arrecherebbe vantaggi politici e fiscali alla sola Livorno a danno dell’Elba, all’opposto della nuova Provincia; qui mi limito ad alcune considerazioni di semplice buonsenso. In passato l’Elba è stata frazionata in 8 comuni per consentirne la buona amministrazione, altrimenti impossibile. Perché si tratta della terza isola italiana per grandezza, che in auto dal Cavo a Chiessi si attraversa in un tempo prossimo a quello per andare da Piombino a Firenze. Chi decise di frazionare l’isola in 8 Comuni non era sprovveduto, ma buon amministratore, attento alle esigenze delle comunità locali, che necessitano di un “loro” Sindaco per i loro problemi. Oggi che il “centralismo” in Italia è fallito e lo Stato è costretto ad una riforma federalista “bipartisan” fiscale, per evitare la bancarotta, c’è chi vorrebbe “centralizzare” l’Elba con un Comune unico. Sosteneva l’ex Presidente Spadolini che la Storia è grande maestra, ma priva di allievi. Ci vorrebbe un Comune unico – si sostiene per superficialità o altro – per ovviare all’anarchia amministrativa derivante dai troppi Comuni.

Sarebbe questa una“medicina”sbagliata, che aggraverebbe il male. L’Elba necessita sì di una riduzione dei Comuni – non di una loro estinzione – ma anche di un Ente sovra comunale, dotato di poteri e risorse reali, capace di affiancarsi con fermezza ai Comuni, rispettandone però l’autonomia. Questo Ente la normativa attuale prevede possa essere solo una nuova Provincia, che per questo è elettiva. L’Elba è oggi ingovernabile per l’assenza di tale ente autonomo e per la contestuale cattiva amministrazione dei Comuni, tutti con i bilanci in rosso, anche per i “tagli” in Finanziaria dei governi Prodi e Berlusconi: per necessità di bilancio, uno dei più indebitati del mondo, eredità del centralismo. Ogni Comune elbano ha meno fondi di quanti occorrerebbero e tutti litigano per tenersi i propri: è la ragione del recente fallimento della “Unione di Comuni”, sprovvista istituzionalmente di ogni risorsa. La fusione di più Comuni indebitati originerebbe un maxi-Comune con maxi-bilancio in rosso. Sarebbe un danno per tutti, fuorchè Livorno: è evidente che non è questa la soluzione per l’Elba. L’ex Sindaco di Portoferraio Fratini, che conosce la normativa, ha spiegato la via istituzionale per giungere al Comune unico: è squisitamente partitica, perché viene decisa dalla Regione a Firenze e poi calata ai sindaci elbani. La via istituzionale per ottenere una nuova Provincia dell’Elba Arcipelago è invece squisitamente popolare, perché nasce dalla volontà dei cittadini, che eleggono 5 sindaci d’accordo per chiederla ed ottenerla dal Parlamento Italiano, non dalla Regione. Infine è bene sapere che sono le Municipalità – con consiglieri provvisti dal sindaco di alcune deleghe minori, retribuiti come consiglieri ed assessori comunali – lo strumento previsto dalla L. 267/2000 per minimizzare gli inconvenienti della fusione di più Comuni in realtà complesse come quella elbana. E così saremmo da capo e l’anarchia amministrativa aumenterebbe invece di calare, al pari dei problemi.

Stefano Martinenghi