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UNIVERSITA’, IL RISCHIO E’ AVERE I TAGLI SENZA RIFORME

di Giuseppe TANELLI

UNIVERSITA', IL RISCHIO E' AVERE I TAGLI SENZA RIFORME

Il governo sembra che abbia deciso di rimandare la riforma dell’università e della ricerca ad un disegno di legge. Buona cosa lasciare da parte decreti e voti di fiducia, ma di fatto dopo l’approvazione della legge 133 quello che restano sono i tagli. Un po’ come alla scuola, dove a parte i pannicelli del voto in condotta, del grembiule e del ritorno ai voti (con i quali si potrebbe anche essere d’accordo), resta il taglio del tempo scuola, demandando ai fondi (tagliati) dei singoli istituti eventuali allargamenti.

Nell’università pubblica (o di Stato) resta anche l’“opportunità” di trasformarsi in fondazioni, senza regole predefinite, avvicinandosi così sempre di più alle università private (o libere) orientate verso le finalità didattiche e di ricerca degli sponsor, e libere di adeguare le tasse ai “costi di produzione”. Produzione che, accanto ad università libere di grande prestigio, vede delle università virtuali, dove si acquistano titoli, buoni per fare carriera nel pubblico impiego.
Restano poi la proliferazione di sedi, di insegnamenti, di corsi di laurea che rischiano di essere tagliati con l’accetta in base alla quantità degli studenti, senza valutazione della qualità. Saranno tagliati insegnamenti con uno o due studenti; corsi di laurea con dieci studenti, in cui si sviluppa una didattica ed una ricerca di base innovativa e di eccellenza; a favore di insegnamenti con centinaia di allievi e corsi di laurea con migliaia di discenti, destinati al massimo a qualche contratto nei call-center, dove è notorio comunicatori e psicologi sono particolarmente richiesti.

Restano gli istituti superiori, con il loro status di università di eccellenza, nicchie ecologiche di pochi eletti, favoriti dalla natura, dalla sorte e dalla politica, come succede nei paesi in via di sviluppo che vogliono emergere. Restano i concorsi truccati, il nepotismo, i bilanci sballati; tutte cose da magistratura contabile, amministrativa ed ordinaria. Da colpire puntualmente, ricordando però che non è lecito fare di ogni erba un fascio. Abbiamo sentito esponenti politici e meitre a pansè, domandarsi cosa univa nella protesta: baroni, baronetti e studenti. Forse li univa il fatto che ci sono baroni e baronetti che fanno lezione, che stanno nei laboratori dalla mattina alla sera e a volte anche la notte, che seguono i dottorandi, che fanno progetti e raccolgono fondi nazionali ed internazionali, per mandare avanti le ricerche degli allievi, coscienti che per essi in Italia non c’è futuro. Ed allora cercano di metterli in contatto con laboratori esteri, dove la qualità ed il merito sono premiati. Ma non si può non pesare quale futuro è riservato a quella “azienda” che spende milioni di euro per formare il proprio personale, e una volta formato, chiude le assunzioni.

Con il ddl che il governo dovrebbe preparare ed il parlamento discutere, senza aspettare le calende greche, vedremo se maggioranza ed opposizione, avranno saputo ascoltare, ed intercettare i giusti bisogni dell’università, della ricerca e della scuola, che sono i bisogni dei giovani e del Paese. Il rischio grosso è che tutto resti così come è. Con i tagli e senza riforme.