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ELBOPOLI NON C’ERA: TUTTI ASSOLTI CON FORMULA PIENA

PROSCIOLTI AGENO, NOCENTINI, REGANO, FRATTI, MALTINTI, DI PEDE E CIONI. IL PROCESSO HA SANCITO CHE NON CI FU INTRECCIO FRA AFFARI E POLITICA. NEL GIUGNO 2004 SINDACO E IMPRENDITORI FURONO ARRESTATI ALL'ALBA

ELBOPOLI NON C'ERA: TUTTI ASSOLTI CON FORMULA PIENA

“Il fatto non sussiste”. Gli imputati sono stati tutti assolti con formula piena: Tiziano Nocentini, Marco Regano, Nicola Ageno, Sandra Maltinti, Alberto Fratti. E poi Annalisa Di Pede, Enrico e Giuseppe Cioni. Innocenti.

“Il fatto non sussiste”. Lo ha sentenziato stasera intorno alle 21.15 il tribunale di Livorno. Elbopoli non c’era, dunque, non ci fu alcuna indebita commistione fra “affari e politica”, e ora bisognerà trovare un altro nome, per parlare di quei fatti del 2004 che sconvolsero l’Elba. Perché non ci fu voto di scambio, né associazione per delinquere finalizzata all’abuso in atti d’ufficio, o falso in atto pubblico, o peculato. Non ci fu corruzione, né violenza privata, o concussione, o rivelazione di segreti d’ufficio finalizzati a stravolgere il piano urbanistico, né altro reato. Erano queste le accuse. E non hanno retto davanti al giudice. Anzi, sostanzialmente non hanno retto neanche davanti al pm, perché il pubblico ministero Antonio Giaconi aveva derubricato l’imputazione cassando le ipotesi più rilevanti penalmente. Inoltre, per una vicenda distinta ma legata a quella principale (quella delle Ghaie) sono stati assolti anche Annalisa Di Pede, all’epoca dei fatti presidente della commissione Demanio del Comune, e gli imprenditore Enrico e Giuseppe Cioni.

”Il fatto non sussiste”, dunque, ma nessuno fa festa. E se la gioia degli ex imputati è gioia a metà – lo spiega bene l’ex assessore Marcello Giardini – è soprattutto perché non possono condividerla con la persona che più di tutti ha pagato, per quella vicenda: Govanni Ageno, che fu arrestato all’alba in Calata quando era ancora sindaco di Portoferraio, a una settimana dalle elezioni, e che è morto, per un infarto, nel febbraio del 2005, senza aver avuto la possibilità e il tempo di dimostrare la sua innocenza, dopo una vita intera in cui – come medico – si era guadagnato la stima dei suoi cittadini tanto da vincere, un po’ a sorpresa, le elezioni del 1999.

E’ un’altra giornata importante per Portoferraio, quindi, ma non ci sono parole da scolpire nella storia, perché questa vicenda ha lasciato ferite profondissime, fin da quei giorni, in cui l’Elba si ritrovò incredula a leggere di burattinai e scambio di voti, di un “violento comitato d’affari” e di “pressioni politiche”, di regolamenti urbanistici pilotati dall’esterno e di pacchetti di voti procurati dagli imprenditori ai politici. Ci fu chi parlò di “una perversa spirale del malaffare”, di “un’isola lasciata in mano all’incompetenza e (…) alla corruttela”. Altri da fuori denunciarono “l’istinto predatorio”, invocarono tutele politiche e istituzionali per l’isola del malaffare. Qualche voce diversa si levò. E una bella fetta della città non ebbe dubbi. Scese in piazza per dimostrare solidarietà al sindaco e alle persone coinvolte. Una fiaccolata silenziosa, perfino davanti alle provocazioni. L’onorevole Fabio Mussi commentò: “Cortei cosi li ho già visti a Palermo”. Quattro anni dopo l’assoluzione, piena. E forse la necessità di una riflessione collettiva, su quei fatti del 2004.

Tenews