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PORTO AZZURRO ISOLA FELICE FRA LE CARCERI ITALIANE

L’INCONTRO CON IL NUOVO COMANDANTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA

PORTO AZZURRO ISOLA FELICE FRA LE CARCERI ITALIANE

Centoquarantacinque agenti per controllare 173 detenuti. Questa la situazione attuale della casa di reclusione di Porto Azzurro, con un rapporto controllore/controllato praticamente di uno a uno se si aggiungono i trenta uomini del settore navale dislocati sulle tre motovedette in servizio a Porto Azzurro e Marina di Campo.

Numeri che emergono dall’incontro con il nuovo comandante del Corpo di Polizia Penitenziaria della Casa di reclusione di Porto Azzurro, il commissario Vincenzo Pennetti. Quarantaquattro anni, romano di origine “ma concepito a Capraia” ci ta detto , “quasi un segno del destino”, Pennetti – proveniente dal ministero, eccetto una breve ma importante esperienza a Pisa – ha assunto il comando della struttura da tre mesi, dopo sette anni di interim coperti a vario titolo da dei sostituti. “Il rapporto agenti/detenuti è ideale solo sulla carta – ha voluto precisare il nuovo comandante – perché si devono considerare i turni di sorveglianza, che se al mattino vedono impegnati 70 agenti, di notte si riducono a poche

”In effetti Porto Azzurro oggi è uno dei carceri più moderni d’Italia – ci ha detto Pannetti – sotto il profilo del reinserimento sociale. Solo 4 semiliberi ma ben 11 detenuti ammessi al regime del cosiddetto ‘articolo 21’, che autorizza i reclusi a lavorare fuori dal carcere ma con vincoli ben precisi. Solo 20 ormai i detenuti con pene molto lunghe da scontare, si contano sulle dita della mano i cosiddetti ‘fine pena mai’. Dei 173 attuali ospiti, 111 sono italiani e ben 62 stranieri, “con una difficoltà particolare di gestione per i nord africani – ci fa notare Pennetti – che non hanno interesse a partecipare a iniziative di reinserimento sociale”. In questo quadro si inserisce la delicata opera della Polizia Penitenziaria, sempre più responsabilizzata nel controllo e nella verifica del comportamento dei detenuti, dentro e fuori la struttura. Nessun dubbio, infine, sul futuro del carcere di Porto Azzurro, anche per l’ottima convivenza ormai storicamente consolidata con la realtà esterna”.

Porto Azzurro – ci ha detto il commissario – è un carcere aperto improntato su un doppio binomio: garantire la sicurezza per tutto il territorio con l’opportuna custodia di tutti i soggetti reclusi ma un carcere aperto alla possibilità di recupero dei soggetti che sono intenzionati a un cambiamento radicale del proprio percorso di vita. Ci sono tanti progetti già in atto ma anche futuri per dare questa nuova opportunità a tutti i detenuti che sono ristretti presso Porto Azzurro”.

Buona la percezione del rapporto fra la realtà carceraria e il paese: “Ho trovato – ci ha detto – un rapporto di osmosi e un’integrazione forte fra la realtà penitenziaria della fortezza di San Giacomo con il contesto delle istituzioni, con il sindaco e tutta la popolazione. Siamo una parte integrante, non siamo una parte diversa da quella che è la realtà di Porto Azzurro. Una serie di progetti con il Comune faranno si che ci sia un’ulteriore integrazione fra queste due realtà diverse ma molto vicine”.