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DOPO LE API DI MARE A CHI TOCCHERA?

IL SOCCORSO ROSSO ELBANO SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVI CASI

Questa specie di sinistra poltronaia e movimentista, rivoluzionaria e similpacifista; questa specie di progressismo NO-TAV, NO-BASI USA, NO-DISCARICHE, NO-GASIFICATORI, NO-GLOBAL, NO-TUTTO, possiede una particolare specialità: far nascere casi politici dal nulla e all’improvviso, quindi darli in pasto al suo inossidabile e sperimentato circo mediatico-propagandistico che, diffondendoli, li amplifica a dismisura. Poi, passato qualche tempo, quando i casi sono politicamente sfruttati, abbandonarli altrettanto improvvisamente, per cercare altre materie su cui impostare nuovi battage propagandistici. E così, mese dopo mese, anno dopo anno, tirano avanti questa solfa indecorosa con le solite parole d’ordine, i soliti striscioni e le solite sfilate di canuti sessantenni in eskimo invecchiati a far cortei e le solite patetiche comparsate dei darifò e francherame.
Anche il sinistrismo nostrano non fa eccezione a questa regola: inventa grandi battaglie a cui seguono grandi amnesie. Chi si ricorda più delle antenne del Puntale, del cannone di Bosi, della spiaggia di Cavo? Su questi temi “mobilitarono le masse”, scatenarono la protesta; eppure le antenne ed il cannone sono ancora lì e la spiaggia di Cavo, nonostante Legambiente, verdi e sinistra radicale, si sta trasformando, grazie a Dio, da quell’immonda cosa che era diventata, regalataci dalla giunta di sinistra, in un luogo accogliente, gradevole e urbanisticamente valido.
Anche oggi il soccorso rosso elbano è sempre alla ricerca di nuove casi, nuove battaglie, nuove mobilitazioni e così, non ancora archiviata la polemica sul motocross, ecco spuntare il caso “Api di Mare”, ultimo bersaglio. Gli ambientalisti elbani hanno lanciato un’offensiva in grande stile, contro quelli che definiscono “rambo di periferia”, rei di passare il loro tempo libero a simulare conflitti in mezzo ai boschi. Secondo Legambiente & c. sarebbero immaturi guerrafondai, e oltretutto anche inquinanti, perché disperdono nei boschi nienteeno che i pallini di gomma sparati delle loro armi giocattolo. Bene, dal loro punto di vista potrebbero anche avere ragione, ma allora perché insieme ai “rambo di periferia” non condannano anche i “rivoluzionari di città” e tutti “coloro che- come ha scritto Fabrizio Paolini di Soft Air- proprio in nome della pace e dell’anti-globalizzazione, saccheggiano le città e distruggono le altrui proprietà, oppure pianificano omicidi con finalità eversive, previo addestramento militare praticato con armi vere”?
Sarebbe bello che i compagni rispondessero a queste domande. Ma non si stancano mai di quest’andazzo? E noi, poveri elbani, fino a quando assisteremo rassegnati alle prepotenze verbali di chi vuole insegnarci ogni mattina come ci si deve comportare. A tanto non arrivò neanche lo stato etico di fascistica memoria. E dopo le “Api a chi toccherà: ai sub, ai totanatori, ai fungaroli, o a chi raccoglie bietole selvatiche?
Nell’incertezza prepariamoci al peggio.

NANNI GIOIElLLO