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LA COOP NON FU SOLO ROSE E FIORI

NON SEMPRE LA STORIA E' COME CI PIACEREBBE RACCONTARLA

Giuseppe Coluccia, ad un certo punto del suo intervento in favore della coop nella Valle dei Mulini , scrive testualmente: “La presenza della “Cooperativa di consumatori”, in questo versante, ha radici lontane. Esse risalgono e s’intrecciano con la storia delle Miniere di ferro, con il Movimento operaio locale, cattolico e socialista, che costruiva, con lo spirito mutualistico e solidaristico che lo contraddistingueva, queste forme di tutela e protezione delle proprie condizioni materiali di vita. E’ una presenza che si è estesa dal dopo guerra fino agli anni Settanta-Ottanta, del secolo scorso, con i due spacci della Coop La Proletaria, oggi Unicooptirreno, di Rio nell’Elba e Rio Marina, poi chiusi e questo non tolse che si sviluppassero contestualmente anche le altre attività commerciali. E’ stata poi la crisi delle miniere e le difficoltà economiche che si determinarono ed anche quelle successive, di un lento e limitato sviluppo turistico, che hanno condizionato e condizionano tuttora le attività commerciali”.
Sono parole bellissime le sue, ispirate da un amore profondo per la gloriosa storia del movimento operaio, purtroppo però non sembrano coincidere con le vicende del nostro recente passato. In altri termini sarebbe utile sapere da quali fonti Coluccia ha appreso l’esistenza nel Riese di cooperative di consumo nel periodo a cavallo tra l’ottocento e il novecento dato che risulterebbe, in quel periodo, solo l’esistenza di uno spaccio aziendale d’origine antichissima che forniva generi di consumo agli operai a sconto di salario. Spaccio che solo nel periodo fascista assunse la denominazione impropria di cooperativa. Purtroppo per noi, lo spirito anarchico e rivoluzionario del movimento operaio riese, che pure ha avuto una sua nobiltà, non ha agevolato la nascita e lo sviluppo di quelle forme proprie di “spirito mutualistico e solidaristico” che hanno prosperato, invece, dove era dominante la componente riformista.
Anche riguardo alla storia più recente le sue informazioni risulterebbero imprecise, dal momento che nell’immediato dopoguerra le uniche esperienze di “spirito mutualistico e solidaristico” nel versante riese furono le due cooperative (una bianca e una rossa) che appaltavano le caricazioni e che chiusero ben presto i battenti, affossate da gravi difficoltà economiche e da durissime e persistenti polemiche politiche e personali, spianando, di fatto, la strada alle due imprese private che fecero all’Elba la loro fortuna e forse anche la nostra disgrazia.
La Proletaria di Piombino, invece, ebbe nel nostro versante una vita più lunga e agevole: aprì poco dopo la seconda guerra perché la vollero i dirigenti politici delle locali sezioni del P.C.I. e P.S.I. (tra i quali vi era anche qualche esercente che, però, non si oppose, non volendo anteporre il proprio interesse personale a quello di partito). Quando la Cooperativa aprì i battenti c’erano a Rio Marina undici negozi d’alimentari che davano lavoro e benessere ad altrettante famiglie. Quando la coop chiuse n’erano rimasti solo tre. A Rio nell’Elba dei sei negozi esistenti nel dopoguerra, quando la Coop lasciò il paese, n’era rimasto solo uno. Gli altri avevano chiuso, vuoi per la crisi mineraria, vuoi per la concorrenza della Proletaria. Agevolata, tra l’altro dal comportamento di non pochi clienti che, quando avevano i soldi compravano alla Coop (che non faceva credito), quando, invece, erano in bolletta compravano nei negozi, usando il cosiddetto libretto (un quadernino da computisteria dove la spesa quotidiana si sommava ogni giorno ad un debito che tendeva a crescere all’infinito). Ad un certo punto, quando la situazione degli operai diventò più difficile, rendendo ancor più necessaria la sua presenza, la Proletaria chiuse i battenti per aprire o potenziare altri negozi all’Elba, dove non c’era classe operaia, bensì albergatori, ristoratori e facoltosi turisti. La Coop motivò la chiusura con la mancanza di margini necessari a continuare. Le sue argomentazioni, però, furono platealmente smentite, perché i due spacci continuarono l’attività di vendita grazie a due ex dipendenti che ne acquistarono le licenze. Non solo, ma dopo l’abbandono della Proletaria, nacque a Rio Marina un supermarket, che tuttora esiste ed occupa un discreto numero di dipendenti.
Purtroppo la storia è questa e bisogna prenderne atto, anche se non si può negare che quella raccontata da Coluccia sarebbe stata sicuramente più edificante.
Egilio Nannoli