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TRA SVASTICHE E BANDIERE ROSSE

QUANDO LO SPORT DIVENTA TEPPISMO E L'INFORMAZIONE DIVENTA MALCOSTUME

Gli episodi di teppismo parasportivo e parapolitico che ci hanno regalato domenica scorsa la tifoseria laziale e quella livornese hanno, a dir poco, sconcertato e offeso la stragrande maggioranza dei tifosi italiani, quelli che ancora credono nel calcio e nei valori dello sport. Basta! Non ne possiamo più di vedere ogni domenica agli stadi striscioni nazisti e comunisti e di sentire canti e grida inneggianti al razzismo o incitanti alla lotta contro Bersusconi e i suoi alleati. Ha ragione il Ministro Pisanu: o le società sportive correranno ai ripari, o il Governo prenderà misure drastiche, fino a giungere alla chiusura degli stadi. La vita e l’incolumità degli agenti delle forze dell’ordine vanno tutelate prima di tutto.
Ma c’è una degenerazione che offende i cittadini italiani ancor di più di quella degli stadi, è il malcostume di “certatelevisione”. Chi ha avuto modo di seguire i servizi delle varie testate televisive, si è sicuramente reso conto, con disgusto, di come il TG regionale di Rai Tre ha trattato l’accaduto. Infatti, mentre le altre testate televisive, hanno condannato indistintamente tutti i colpevoli delle violenze, filmando tutti i settori dello stadio, sia quelli che brandivano bandiere comuniste, sia quelli che agitavano striscioni nazisti, il TG toscano ha lanciato i suoi anatemi e le sue reprimende solo ed esclusivamente contro il pubblico romano, inquadrando a bella posta il settore della tifoseria laziale, dove campeggiavano le croci uncinate. Mentre le bandiere rosse e le falci e martello livornesi sono state, opportunamente oscurate.
Dello stesso tenore è stato il comportamento delle troupe televisiva che ha accolto i tre pullman che riportavano a casa i tifosi livornesi fermati dalla polizia. Quei giornalisti di Rai 3, infatti, hanno lasciato che la ricostruzione degli fatti fosse fatta solo dalle testimonianze degli ultras labronici che, per l’occasione, si sono sbizzarriti in una nutrita e variopinta serie di accuse (alcune molto pesanti) contro la polizia, senza che a quest’ultima fosse data la possibilità replicare.
Ci domandiamo a questo punto com’è possibile che un TG del servizio pubblico, per quanto ideologizzato, possa ricostruire la verità di eventi criminosi, solo attraverso le parole dei presunti colpevoli, ignorando, invece, in maniera disinvolta, la versione della Polizia di Stato.

EGILIO NANNOLI