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Eparina e un paziente elbano guarito da COVID-19

Di Dr. Samadhi Santoro

Eparina e un paziente elbano guarito da COVID-19

Può una terapia anticoagulante favorire una prognosi benigna nella polmonite da Covid-19?

Comprendere il Coronavirus è un impegno del medico al fine di gestire meglio il problema.

L’eparina, a bassi dosaggi, è già attualmente considerata nella terapia del Coronavirus. Nuove ricerche stanno dimostrando che la pericolosità di questa infezione sia legata alla precoce endotelite dei vasi polmonari (e poi di tutti i vasi dell’organismo) ed alla conseguente risposta immunitaria infiammatoria dell’ospite che attivano la trombosi/trombo-embolia, non solo nel polmone, ma anche in altri distretti. Il Covid-19 attraversa, dunque, gli alveoli polmonari distruggendone l’endotelio e attivando la tempesta di citochine, che determinerà, in ultima analisi, la coagulazione intravascolare disseminata.

L’eparina avrebbe quindi un ruolo centrale nella terapia, non solo come antitrombotico, ma sono state accertate, oltre ad un effetto antivirale diretto in vitro ed in vivo, un’azione di protezione dell’endotelio dei vasi sanguigni ed un’azione anti-infiammatoria.

Porto all’attenzione il caso di un mio assistito che ha contratto una polmonite estesa da Coronavirus, diagnosticato mediante tamponi multipli ed immagini radiografiche suggestive; l’età avanzata, il sesso maschile e le gravi comorbilità facevano prevedere una prognosi infausta ed invece la polmonite è stata asintomatica e la guarigione è stata completa. La particolarità di questo caso è che è stata utilizzata l’eparina, che era già da tempo in terapia cronica e ad un dosaggio basso, sufficiente però ad “impregnare” l’organismo del paziente; inoltre, poiché i test sierologici sono risultati negativi, la risposta immunitaria è apparentemente mancata.

Questo caso conferma l’utilità dell’uso dell’eparina e degli altri anticoagulanti già in uno stadio precoce. Autorizza inoltre ad ipotizzare che l’eparina possa avere un effetto di compartimentazione del virus e del sistema immunitario, in modo che non vi sia una diretta interazione.

L’AIFA è già impegnata in una ricerca multicentrica su 300 pazienti per valutare l’efficacia dell’eparina a diverse dosi e in diversi stadi dell’infezione. Uno studio osservazionale sugli esiti dell’infezione da Covid-19 in soggetti già in trattamento con eparinici o altri anticoagulanti, attraverso il recupero dei dati dei ricoverati in Residenze Sanitarie, potrebbe fornire preziose informazioni. 

Di Dr. Samadhi Santoro