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Turismo, da un lavoro di Front Office dobbiamo passare ad un lavoro di Back Office

Di Simona Galerotti

Turismo, da un lavoro di Front Office dobbiamo passare ad un lavoro di Back Office

A tutti coloro che in questo momento sono preposti al dover decidere sul “da farsi’….

Prendo atto come tutti noi di quanto ci sta accadendo attorno ma anche della notevole incertezza e approssimazione con le quali lo si affronta in gran parte fisiologiche al dover reagire ad una situazione nuova sconosciuta e più o meno inaspettata per tutti.

Vivendo inoltre direttamente la difficoltà nel poter dare le adeguate informazioni a chi all’Elba metterebbe anche già in conto di venire, naturalmente nel rispetto di adeguate tempistiche e normative e, credendo fermamente che un certo modo di fare politica, lavorando per concretizzare e realizzare anche piccoli obiettivi alla volta e presenziando sempre nelle occasioni in cui c’è da far emergere le necessità della nostra realtà territoriale, possa essere proficuo, mi dispiacerebbe dover constatare che proprio in un momento in cui questo sarebbe ancora più importante non dovesse avvenire…

Tuttavia il sollecitare l’orgoglio elbano da parte della massa critica qualcosa “ha sortito” vedi l’unificazione tra le proloco Elbane e i recenti tentativi di mettere insieme i protocolli delle diverse categorie. Ma ora alla presa di coscienza deve seguire la fase operativa.

Bisogna fare un ulteriore sforzo per valutare concretamente l’effettiva possibilità di aprire. Da un lavoro di Front Office dobbiamo passare ad un lavoro di Back Office. 

La riapertura non può prescindere dall’agire naturalmente con la ‘massima prudenza’ con verifiche dirette sul territorio sull’andamento dei contagi ma a questo devono seguire azioni mirate su di un preciso piano tattico-scientifico.

Si deve poter operare nel rispetto primario della salute dei residenti dei lavoratori, degli ospiti e il tutto deve avvenire con estremo senso di responsabilità ma in un clima di cooperazione e sostegno reciproco.

Ci vogliono uniformità nell’applicazione delle regole tra i comuni e tra le attività. 

Indirizzi  condivisi  per agevolare le imprese nell’adozione di procedure aziendali di sicurezza anti-contagio in modo che le aziende possano elaborare le proprie specifiche  procedure ma in tempi utili “precedenti” alla comunicazione delle date di apertura, in modo da poter valutare concretamente e nel dettaglio la “fattibilità” di adeguamento ai protocolli anche in ordine alla sostenibilità aziendale.

E se tra algoritmi e interpretazioni certo le difficoltà non mancano, tuttavia la paura di prendere decisioni scomode o di assumersi gravose responsabilità non può lasciare nell’immobilismo.

Nell’uniformità dell’applicazione delle regole tra i comuni e attività, l’azione deve seguire alla lettura della realtà che tutti noi stiamo vivendo e più che giocare a ‘palla avvelenata’ rimanendo nello sterile litigiosismo e frammentarietà, limiti rispetto ai quali tanti progetti si sono infranti e tante occasioni si sono perdute, dobbiamo sviluppare un clima di coerenza e RISPETTO reciproco perché ci troviamo a vivere tutti un qualcosa che si sta dimostrando più grande di noi e almeno al momento delle nostre capacità di fronteggiarlo. Dobbiamo aver rispetto dell’ambiente in cui viviamo delle vite perse, del lavoro di chi opera in prima linea mettendo tutt’oggi a repentaglio la propria stessa vita, ma anche delle famiglie che devono poter sopravvivere e di un dato di fatto che con questo virus e forse altri in futuro dovremmo imparare a convivere nostro malgrado.

La ripartenza comporta un’enorme sacrificio da parte di tutti, le aziende nell’adeguarsi alle nuove normative al fine di garantire qualsiasi parametro legato alla sicurezza, i lavoratori al convivere con la paura nel tentativo di salvare il salvabile e i residenti che non lavorano nel rinunciare comunque alla tranquillità che ha garantito l’essere isolati durante la prima fase. 

Il rispetto indiscutibile della volontà di aperture graduali che consentano di valutare ed intervenire tempestivamente qualora gli effetti delle stesse dovessero invertire nuovamente la tendenza nella curva dei contagi, non deve far venir meno il coraggio di proporre misure che, a seguito di attente analisi consentano comunque di conciliare l’esigenza di sicurezza e per alcune attività, di una normativa che permetta di operare se non già in modo redditizio almeno non controproducente. Da qui la richiesta di ripristino a livello locale dei dettami già previsti dal protocollo nazionale in materia di distanziamento resi più gravosi nell’Ordinanza regionale. Sappiamo quanto siano peculiari gli esercizi elbani e quanto, purtroppo, quegli stessi piccoli spazi che li hanno resi caratteristici ed ambiti da turisti nazionali ed internazionali negli anni , in questo momento, ne limitino la possibilità di gestione. Non si possono semplicemente adottare misure calate dall’altro prescindendo dell’effettiva applicabilità sul nostro territorio e’ necessaria un’analisi attenta e realistica che permetta di valutare l’effettiva possibilità di ripartire. Le aziende devono essere messe in condizioni di farlo per liquidità, sgravi fiscali e di responsabilità. Se da questa dovesse emergere l’impossibilità a procedere bisognerebbe avere il coraggio, ma come territorio unito, di non aprire evitando in tal modo di incorrere nel dover pagare un prezzo troppo alto in termini di vite umane, multe e tasse.

Intanto le attività ancora brancolano nel buio in attesa di precise univoche informazioni dalla sanificazione alle misure che vanno oltre la distanza minima “definitiva” da osservare e che stabiliscono le procedure sostanziali di servizio per garantire il più alto livello igienico e di sicurezza nell’accoglienza. Manca ancora, chiarezza, certezza e soprattutto dinamismo.

Nel Turismo forse più che in altri settori produttivi è necessaria analisi, studio “programmazione” applicazione e monitoraggio per valutare e rivedere, prontamente le azioni adottate se necessario.

La mancanza di un’autorevole governance rischia di lasciare spazi all’improvvisazione che in riferimento alla salute comune ed ancora di più in un momento come questo, soprattutto in un territorio come il nostro, sarebbero fatali.

E’ indispensabile un piano tecnico strategico che definisca in dettaglio e rapidamente obiettivi e azioni da intraprendere a brevissimo, breve, medio e lungo termine che vadano dall’ accessibilità/tracciabilità, all’accoglienza, all’informazione, all’analisi ed alla programmazione turistica attraverso la creazione di reti di operatori e la progettazione di un concreto sistema di marketing strategico.

Partendo dalle attrattive e dalle risorse del territorio elbano alla collaborazione e al coordinamento fra istituzioni e operatori locali e delle competenze di quegli elbani che si stanno distinguendo nell’isola per la capacità di fare brand o per la valorizzazione dei prodotti tipici e di quelli fuori dall’isola e che sarebbero sicuramente più motivati dal legame con il territorio se adeguatamente coinvolti a progettare per lo stesso.

Se gli operatori devono mettere in atto soluzioni per fronteggiare la crisi ora e farsi trovare pronti c’è necessità di politiche condivise che le istituzioni dovranno prima definire e poi attuare.
 Bisogna investire sul Turismo a lungo termine mettendo a sistema piattaforme digitali dedicate per orientare le strategie di comunicazione, promozione e posizionamento di mercato in un’azione di “destination management” a livello di “sistema Elba” per consentire la ripresa dei flussi turistici. Questo deve avvenire analizzando l’offerta esistente sulla nostra isola “facendo rete” e definendo delle linee guida offerte mirate ai diversi targets da veicolarle al fine di ottimizzare gli investimenti per la promozione di un territorio e di coordinarne nel modo migliore le risorse. 

Il nostro ambiente si mostra di per se’ adatto a forme di turismo slow e sostenibile, non c’è bisogno di tirare fuori il coniglio dal cilindro.  Abbiamo tanto su cui puntare mare, paesaggi, sentieri, storia e tradizione dovremmo solo imparare a raccontarlo meglio.

L’Obiettivo dev’essere creare”l’Esperienza Elba”!

Per lo Spirito sarebbe bello, anche se egoistico per chi e’ rimasto in vita, poter credere che tutto questo sia servito a farci realizzare che facciamo tutti parte dello stesso mondo circoscritti nella stessa biosfera, e che solo facendo fronte comune riscoprendo, valori solidarietà ed empatia si possa sconfiggere il male. … ma rimanendo più pragmatici…

in modo più o meno naturale, il Covid-19, in tutto il mondo ci ha posto di fronte ai nostri limiti sociali, economici ,culturali concettuali e organizzativi. In più noi nel nostro territorio, possiamo contare sull’esempio dei nostri nonni che in quanto a “Resilienza” potrebbero insegnare sulle più prestigiose cattedre universitarie. Mai come ora mai come all’Elba dobbiamo cogliere l’occasione e imparare una volta per tutte a lavorare veramente INSIEME.