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Isole Minori: Roberta Madioni, citata in un articolo, risponde a Romano Bartoloni

Di Roberta Madioni

Isole Minori: Roberta Madioni, citata in un articolo, risponde a Romano Bartoloni

Ill.mo Dott. Romano Bartoloni,

In primis La ringrazio per l’attenzione che Lei volge al territorio elbano, pur non vivendo nel luogo. (Leggi qui: http://tenews.it/giornale/2020/01/02/insabbiata-la-legge-salva-isola-minori-non-siamo-cittadini-italiani-di-serie-b-80701/).

Mi perdoni però se devo contraddirLa in ciò che a Lei appare e fa apparire come la soluzione miracolosa, un investimento da 120 milioni di euro, per assicurare all’universo isolano misure di sviluppo e di valorizzazione al fine di superare il gap dell’insularità (mobilità, sanità, scuola, giustizia, servizi pubblici). 

Ma mi permetta di fare un’analisi costi/benefici di 120 milioni di investimenti e come cambierebbero la situazione di chi vive qua. 

Implementare i servizi marittimi a noi residenti da un beneficio relativo e trascurabile , il biglietto lo paghiamo lo stesso e quindi niente cambia sul bilancio familiare di chi vive con una entrata da operaio o da piccolo imprenditore. 

Implementare i servizi sanitari, benfatto, ma il problema non è sostenere il costo del servizio ma trovare operatori sanitari disposti a lavorare e trasferirsi all’Elba. Attualmente per supplire alla carenza dei medici ospedalieri vengono pagate trasferte di 800 euro al giorno (ottocento euro, lo scrivo per esteso in modo che non si pensi ad un errore di zeri aggiunti) ai dottori del continente. Si un medico che viene da fuori in servizio all’Elba ha una trasferta pagata di 800 euro al giorno oltre a vitto e alloggio, con 120 milioni disponibili potrebbero aumentare le trasferte con più personale ma poi i 120 milioni finiscono, e dopo? 

Un medico del luogo, che abita qua tutto l’anno da anni, disponibile sempre, guadagna al massimo quello che i forestieri guadagnano in 5 giorni di trasferta. A questo punto gli varrebbe la pena di trasferirsi tutti fuori e venire all’Elba 5 giorni al mese, lavorare 5 giorni al mese e il resto ferie.

Ma parliamo degli investimenti per la mobilità e le infrastrutture, scuole nuove etc… Come Lei ben sa esiste una Legge, il “Codice degli Appalti” in base alla quale per garantire la libera concorrenza gli appalti superiori a 100 mila euro devono essere affidati con gara a cui possono partecipare imprenditori da tutta Italia. Ed ecco che le nostre imprese, alcune perché non hanno le qualifiche SOA necessarie altre che non riescono ad essere competitive per la maggiorazione dei costi delle forniture sull’Elba resteranno escluse e dovranno accontentarsi delle briciole dei subappalti. Gli imprenditori del continente affidatari di appalti pubblici sull’Elba non assumono personale locale, ma portano i loro operai, i quali a loro volta spenderanno sul luogo solo lo stretto necessario per il vitto e l’alloggio, ed intanto i piccoli negozi chiudono in tutta l’Elba.

I 120 milioni potrebbero essere utilizzati per costruire un ponte o un tunnel che collega alla terraferma. L’Isola di Djerba in Tunisia ha un ponte che la collega alla terraferma costruito dagli antichi romani. 

Ma questo non risolverebbe i problemi dei piccoli imprenditori, che anzi collasserebbero ancora più velocemente perché ci sarebbe un deflusso giornaliero degli abitanti che andrebbero a fare rifornimenti sulla terraferma, dai generi alimentari, ai carburanti etc. Si creerebbe un nuovo fenomeno di pendolarità dall’Elba la gente andrebbe a lavorare quotidianamente fuori. E la crisi economica del luogo aumenterebbe in maniera esponenziale.

Per sostenere la popolazione elbana e permettere la sopravvivenza a chi ha uno stipendio mensile nel range di 1000/1500 euro serve una defiscalizzazione che permetta di aumentare il potere di acquisto rendendolo paritario a quello degli italiani che vivono sulla terraferma. 

Essere Porto Franco darebbe la giusta spinta economica per una crescita graduale e costante nel tempo.

Altrimenti, con i 120 milioni, troverà un’isola con strade asfaltate, con il vestito nuovo della domenica, direbbe mia nonna, con le luminarie , i fuochi d’artificio ma dovrà adattarsi alla carenza dei servizi, perché i servizi non si fanno solo con i soldi ma soprattutto con la forza lavoro . La forza lavoro di tutta quella gente che è stanca di non arrivare a fine mese, per questo è necessario rendere l’Elba vivibile per i suoi abitanti con fatti concreti e non con chimere illusorie e il fumo negli occhi. 

Il Porto Franco che ci esenterebbe dai versamenti IVA su ogni transazione economica porterebbe vantaggi a tutti, dal piccolo al grande imprenditore, dall’operaio al dottore, ed anche alla pubbliche amministrazioni che risparmierebbero il 22% su ogni appalto, ogni servizio, ogni fornitura, avendo così la possibilità di ampliare il loro potere di spesa e di investimento annuale.
L’Italia dovrebbe sacrificare una piccola quota delle proprie entrate, quasi insignificante.

Sarebbe sicuramente più semplice per il nostro Capo del Governo, Dott. Conte far quadrare i conti dell’Italia rinunciando alle entrate provenienti dall’Isola d’Elba piuttosto che trovare nel profondo rosso del bilancio italiano 120 milioni cash. 

E credo che la maggioranza della popolazione elbana concordi con me. 

Ossequi

Roberta Madioni